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Napoli, arrestati i nipoti del boss Rinaldi: prestiti usurari a imprenditore

I carabinieri hanno arrestato per usura ed estorsione quattro persone, ritenute affiliate al clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio. Sono accusate di avere imposto interessi usurari su un prestito a un imprenditore di Pollena Trocchia (Napoli). Tra loro ci sono i nipoti dell’attuale capoclan, Ciro Rinaldi, figli del fondatore del clan, Antonio Rinaldi.
A cura di Nico Falco
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I carabinieri hanno arrestato, tra Napoli e Chiavari (Genova) quattro persone, accusate di usura, estorsione e tentata estorsione aggravati dal metodo mafioso. I destinatari del provvedimento sono tutti legati al clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, nella periferia orientale di Napoli: si tratta di Francesco Rinaldi, 33 anni, Rita Rinaldi, 37 anni, Salvatore Tibello, 39 anni, e Luigi Striano, 26 anni, quest'ultimo unico raggiunto da divieto di dimora nella provincia di Napoli e obbligo a Chiavari, mentre per gli altri la misura è la custodia cautelare in carcere.

Alle prime ore del 6 febbraio i carabinieri della tenenza di Cercola (Napoli) e quelli della Compagnia di Chiavari avevano eseguito il decreto di fermo per i quattro, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli; a seguito del provvedimento sono arrivate nei giorni scorsi le ordinanze di applicazione delle misure cautelari e coercitive, emesse dai gip dei tribunali di Napoli e di Genova. I due fratelli sono i figli del capoclan Antonio Rinaldi, detto ‘o Giallo, fondatore dell'omonimo gruppo mafioso della periferia di Napoli, ucciso dal clan Mazzarella nel 1989 e fratello dell'attuale capoclan, Ciro Rinaldi detto MyWay.

Le indagini erano partite nell'ottobre 2019, dopo la denuncia di un imprenditore di Pollena Trocchia, che aveva ottenuto un prestito di 40mila euro a settembre 2018 e a cui era stato chiesto un tasso di interesse del 30% annuo, successivamente alzato ulteriormente. Dagli accertamenti delle forze dell'ordine è emerso che gli indagati hanno minacciato non solo la vittima, ma anche i suoi familiari, per costringerla a pagare il debito usurario.

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