Napoli: tutti dicono di stare a casa, ma è assalto alle pescherie per la zuppa di cozze
Un antico adagio partenopeo recita pressapoco così: "Dicette ‘o prevete: fa' chello ca dico io ma nun fa' chello ca facc'io". Ovvero, disse il prete: fa quello che ti dico ma non fare quello che faccio io. Si tratta di un proverbio napoletano valido soprattutto in questo periodo in cui la gente cerca di dare buoni consigli visto che non può dare cattivo esempio, per dirla alla Fabrizio De Andrè. Ebbene: tutti dicono di stare a casa, tutti invitano gli altri a stare a casa, tutti pubblicano foto di altri che non stanno a casa, novelli Capataz ai tempi della pandemia. Ma se tutti stanno a casa stamattina ai Tribunali, alla Pignasecca, alla Sanità, ai Quartieri, al Vomero, al Rione Alto, al Mercato a Porta Nolana, al Vasto, al Borgo chi stava mmiez ‘a via a comprare pesce? Togli l'indispensabile ma non il superfluo: il Giovedì Santo è consacrato a Napoli alla zuppa di cozze. E anche se siamo in tempo di pandemia, anche se i ristoranti son chiusi, è d'obbligo la fila alla pescheria per comprare il prezioso mitilo mediterraneo che in questi giorni raggiunge prezzi da ostrica o caviale Beluga. Le pescherie che stanno aperte (e possono) cercano di tenere la fila il più possibile ordinata ma nei vicoli è pressoché impossibile.
Insomma: in tempi tristi si ha pur il diritto ad una delizia del palato, quindi chi stasera mangerà la zuppa di cozze alla napoletana con tanto di base con la fresella e ‘o fforte non va biasimato. Al tempo stesso quegli stessi che oggi sono stati in fila non certo per comprare latte e pane saranno gli stessi che ci troveremo condividere immagini o video di altri che invece vanno a fare la spesa o sono in auto nell'orario di lavoro? Parafrasando Ugo Ojetti (e il sempiterno professor Bellavista) si è sempre più in quarantena di qualcun altro.