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Qualità della vita: Napoli al 90esimo posto per il disastro rifiuti

Il capoluogo campano è alle ultime posizioni nella classifica sulla vivibilità dei 104 grandi centri italiani, realizzata da Legambiente. A penalizzare la città anche la situazione rifiuti: la raccolta differenziata si assesta al 22,2%,sotto il limite previsto dalla normativa europea.
A cura di Angela Marino
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Napoli è al 90esimo posto nella classifica della qualità della vita in Italia: il capoluogo campano è tra le ultime posizioni tra le grandi città, in piena zona retrocessione. Lo evidenziano i dati della ventiduesima edizione di Ecosistema Urbano, la ricerca che Legambiente realizza ogni anno in collaborazione con l'Istituto di ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulla vivibilità dei 104 grandi centri italiani. L'indagine ha tenuto conto di 18 indicatori. Tre questi il primo riguarda la qualità dell'aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre riguardano la gestione delle acque (consumi idrici domestici, dispersione della rete e depurazione), due attengono invece ai rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (offerta e uso della popolazione), cinque alla mobilità (tasso di motorizzazione, ripartizione modale, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno all'incidentalità stradale, due, infine, all'energia (consumi e diffusione delle energie rinnovabili). È sul primo indicatore, ovvero, la qualità dell'aria che la città all'ombra del Vesuvio si attesta ai livelli più bassi. Il biossido di azoto nell'aria raggiunge un valore medio delle concentrazioni superiore al limite di legge di 40 g/mc, previsto dalle normative. E la media relativa alle concentrazioni di polveri sottili è inferiore al limite per la protezione della salute umana (28,7 microgrammi al metro cubo sui di 40 g/mc), previsto dalla direttiva comunitaria.

Raccolta differenziata, Anci: senza Napoli la Campania sarebbe al 50%

A incidere sulla qualità della vita di Napoli è, secondo il rapporto di Legambiente anche l'indicatore dei rifiuti che proietta l'efficienza della produzione e della raccolta di differenziata. A questo proposito, illuminante è il V rapporto Le circular city 2014, banca dati Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e Conai (Consorzio nazionale imballaggi) sulla raccolta differenziata e riciclo presentato oggi a Roma nella sede Anci. I dati raccolti per il 2014, registrano i progressi dell'Italia raccolta differenziata per il nostro Paese: con un anticipo di sei anni di sul termine previsto (l'anno 2020) 8 Regioni e 3.141 Comuni hanno raggiunto l'obiettivo prefissato dalla Ue del 50% di avvio al riciclo. Si tratta del 40% in più rispetto al 2013. Tra i 9 Comuni i più virtuosi che nel 2014 hanno raggiunto gli obiettivi europei  ci sono anche i campani Bacoli (classificatosi nella categoria dei centri tra i 25 mila e i 50 mila abitanti) e Pozzuoli ( fra i comuni che contano tra i 50 mila e 100 mila abitanti). "Continua la forbice tra centro e sud – ha sottolineato Filippo Bernocchi, delegato Anci Politiche per l'energia e i rifiuti – ma inizia a vedere qualcosa. Se avessimo il dato della Campania senza Napoli, anche lì avremmo una Regione al 50%. In generale, manca una visione della politica che sia organica dell'economia circolare. È importante conoscere le emergenze ma è fondamentale sapere comunque che l'Italia è un'eccellenza in materia di riciclo".

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