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“Napoli è una lezione di tenacia e umanità”. L’addio alla città del console francese

La commovente lettera di congedo di Christian Thimonier, Console generale di Francia e direttore del Grenoble, dopo tre anni di permanenza a Napoli: “Lascio Napoli senza piangere, ma con la speranza di tornarci per amarla meglio ancora, con meno lacrime ma sempre con l’incanto di Partenope”.
A cura di Angela Marino
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Sta facendo il giro del web la lettera di commiato di Christian Thimonier, Console generale di Francia e direttore del Grenoble, dopo tre anni di permanenza a Napoli. La missiva, pubblicata integralmente dal Mattino nella traduzione di Sylviane Tulimiero non è solo un commosso saluto alla città, ma anche un messaggio di speranza, un appello a prendersi cura di Napoli che "non ha bisogno di pianti, ma di essere amata". Al termine del suo mandato nel capoluogo campano, Thimonier è stato premiato dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris lo scorso 14 luglio con una onorificenza in riconoscimento proprio del suo impegno per la città. Ecco alcuni stralci dell'arrivederci del console francese.

Si piange due volte quando si viene Napoli

"Si piange due volte quando si viene a Napoli: quando si arriva e quando si va via"- inizia nella maniera più classica la sua lettera il console che però, puntualizza: "Dopo avervi trascorso tre anni in qualità di Console generale di Francia e direttore del Grenoble, spero di riuscire a smentire questo adagio, tanto più che il clima può essere tanto umido che Napoli non ha bisogno di pianti bensì di essere amata, compresa e ancor prima di tutto necessita di azioni".

Il mio colpo di fulmine? Nel periodo della crisi dei rifiuti

È anche dell'amore per la città, dell'innato sentimento di affezione a Napoli e al suo popolo che il diplomatico parla nella sua potente missiva. Un amore tanto forte che è nato proprio nel periodo di maggior afflizione e degrado della recente storia di Napoli. "Per quanto riguarda essere amata, il mio colpo di fulmine risale al periodo della crisi dei rifiuti, quando sono arrivato da turista per la prima volta nel 2010: ciò per dire quanto il mio amore sia incondizionato, perché quel momento mi ha permesso di scoprirne contemporaneamente la buona e la cattiva sorte. Mi ero ripromesso di ritornarci per scovare il mistero di questo fascino contraddittorio. Avevo amato e continuavo a scoprire ogni giorno il modo inimitabile, disinvolto e intimo dei Napoletani di animare (vivere) la loro città e la loro storia. Per il resto, durante questi tre anni, tra via Crispi e il mio trespolo di Monte di Dio, ho potuto condividere incanti e furori dei Napoletani contro la loro città… e i suoi stessi abitanti".

Napoli non è solo la cartolina che l'oleografia dipinge, decadente o luminosa che sia, ma un laboratorio di talenti, un luogo di sperimentazione e di coraggiosi progetti tra i quali ci sono quelli portati avanti da Christian Thimonier e dalla sua equipe. Il console dedica un lungo passaggio ad esaltare i passi avanti fatti nella cura del patrimonio materiale e immateriale della città, pur tra eventi tragici come l'incendio di Città della Scienza a Bagnoli. Napoli necessita di amore ma anche di "azioni" sottolinea e la Francia, afferma il console "non si tira indietro".

Lascio Napoli senza piangere

"Ieri il mio vicino di casa mi ha chiesto cosa avrei portato via da Napoli. Non ho saputo cosa rispondere in quel momento. La mia risposta oggi è: Napoli è una lezione permanente di tenacia, di umanità e di volontà di vivere, che non si deve tralasciare per la nostra Europa dal difficile divenire. Lascio Napoli senza piangere ma con la speranza di tornarci per amarla meglio ancora, con meno lacrime ma sempre con l'incanto di Partenope".

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