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Napoli Est, pizzo e usura verso trans e prostitute: sgominata una banda di otto persone

Il blitz alle prime luci dell’alba: otto persone arrestate con le accuse di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione e all’usura, nonché di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. A capo della banda una donna di San Giovanni a Teduccio: gli otto sono considerati vicini anche ad esponenti del clan Mazzarella.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Maxi-blitz dei carabinieri di Poggioreale, che hanno otto persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata all'estorsione e all'usura, nonché di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Le otto persone sono state raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli ed eseguita dai carabinieri di Poggioreale alle prime luci dell'alba di oggi.

La gang, stando alle indagini effettuati dai carabinieri e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, è ritenuta avere legami anche con esponenti del clan camorristico dei Mazzarella. Gli otto gestivano di fatto un vero e proprio gruppo criminale, al cui vertice ci sarebbe stata una donna, che si dedicava alle estorsioni ed all'usura verso prostitute e transessuali nella zona orientale di Napoli.

Ai trans veniva assegnata una vera e propria "postazione di lavoro", ed i sodali del gruppo verificavano che gli stessi si prostituissero nella stessa, controllandone spostamenti ed orari, imponendo poi con violenze e minacce il pagamento di trenta euro al giorno per poter "esercitare" la propria attività. A capo della gang, una donna di San Giovanni a Teduccio, che si avvaleva di diversi soggetti per riscuotere il "pizzo" imposto ai transessuali. In alcuni casi, veniva loro anche prestato del denaro, che doveva poi essere restituito a tassi usurari e talvolta anche con violenze e minacce.

Altri tre indagati invece pretendevano una percentuale sui proventi ad alcune ragazze dell'Est Europa che si prostituivano nella stessa zona, anche in questo caso minacciando di picchiarle in caso di mancati pagamenti. Un altro indagato, invece, prendeva in affitto immobili in località turistiche campane come Ischia e Sorrento, mettendoli poi a disposizione di prostitute e transessuali per far "esercitare" loro l'attività di prostituzione, con annunci pubblicitari pubblicati perfino in rete, e curando al contempo anche tempi e tariffe dell'attività.

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