Napoli ha dimenticato Salvatore di Giacomo
"Ma ‘na santa tengo io ca ‘me prutegge', e ‘me scanza pa' via: Santa Lucia… Santa Lucia…" così scriveva il poeta Salvatore di Giacomo nella canzone "‘A sirena" ispirata e dedicata al strada che guarda a Castel dell'Ovo, sul lungomare di Napoli e in cui lo scrittore, il cui anniversario di morte cadeva alcuni giorni fa, il 5 aprile, visse per diversi anni. Se Napoli aveva lasciato un segno così potente nell'animo del poeta – una delle voci principali della poesia in napoletano del Novecento – non sembra, tuttavia, che la città serbi un segno altrettanto profondo lasciato dal poeta, le cui tracce, nelle strade dove abitò per molti anni, via Santa Lucia, sono inesistenti.
Né nella zona del borgo né in via San Pasquale a Chiaia, dove Di Giacomo morì, nel 1935 recano tributi all'umanista, considerato uno dei più autorevoli al suo tempo, dallo stesso critico Benedetto Croce e autore di drammi, canzoni e novelle rimasti nella storia della letteratura italiana. È forse pensabile, dopo i recenti cambiamenti di denominazione di alcune strade e luoghi della città, che anche al drammaturgo e cantore di Partenope venga giustamente tributato uno spazio della sua città.