Napoli, infermiera stuprata in un parcheggio: ‘Non mi ha aiutata nessuno, avevo paura di morire’
Un'infermiera vittima di uno stupro in un parcheggio nel cuore di Napoli. La vicenda ha destato particolarmente scalpore anche perché la donna stessa ha raccontato dell'indifferenza di una passante, che è scappata senza chiedere aiuto, e della totale assenza delle forze dell'ordine per oltre quaranta minuti, in una città che solo da pochi giorni è uscita dalla quarantena. Le forze dell'ordine stanno indagando a tutto tondo: al momento l'unico arrestato è un cittadino senegalese, irregolare sul territorio italiano. Il racconto della donna è attualmente al vaglio degli inquirenti, che stanno eseguendo tutti gli accertamenti del caso.
Francesca (nome di fantasia) ha deciso di raccontare la sua storia a Repubblica, in una lunga intervista. Lei, 48 anni, lavora come infermiera nel reparto di psichiatria di una struttura pubblica, dove in questo periodo si assistono anche persone che hanno avuto problemi dovuti alla pandemia da coronavirus. Domenica scorsa, dopo il suo turno, stava tornando a casa. La donna deve arrivare da Napoli ad Avellino con un autobus di linea il cui stazionamento è al Metropark, accanto alla stazione ferroviaria di Napoli Centrale, dove partono e transitano numerosi autobus da e per mezza Italia. Al primo pomeriggio, però, il suo sarebbe dovuto passare dopo un'ora.
"Alle due e mezza del pomeriggio non c'era anima viva, e mi sono seduta su una panchina ad aspettare". Poi, improvvisamente, racconta la donna, un uomo scavalca la recinzione e punta verso di lei. "Ho avuto paura, pensavo ad una rapina", ha raccontato. Ma l'uomo ai soldi non sembra interessato, la scaraventa per terra: vuole violentarla. "Mi infilava le mani dappertutto, si arrabbiava perché mi difendevo". Nel mentre, passa una donna della sua stessa età: "Ha visto tutto. Io sono riuscita a gridare "chiama la polizia, i carabinieri, ti prego", ma lei si è allontanata, è scomparsa. Non ha fatto nulla. Altro che solidarietà tra donne: a volte le donne, tra loro, sanno essere cattive e indifferenti", ha raccontato ancora Francesca. Il suo incubo è durato 45 minuti, prima che arrivasse il suo autobus e l'autista, vista la scena, è subito intervenuto. Poi è arrivato l'esercito, le forze dell'ordine: l'aggressore è stato fermato ed arrestato.
Ma in quei 45 minuti, per Francesca è stato puro terrore. "Non c'era nessuno, la città era deserta. Le telecamere hanno ripreso tutto, ma nessuno stava guardando le immagini o sarebbero intervenuti". Portata in ospedale per le cure del caso, Francesca sta bene. Ma le ferite se le porta dentro. "Non sono tornata a lavorare, sono traumi che travolgono tutta la famiglia. Ma la cosa che mi fa più male", spiega ancora Francesca, "è la paura che ho avuto della morte e che ora mi impedisce di sorridere. Sul mio lavoro è importante. Aiutiamo tante persone che non riescono a riappacificarsi con la vita dopo un trauma. Ora è il coronavirus, ma ho seguito tante donne che hanno subito violenza. E tutto si basa sulla comunicazione. Ora invece", ha concluso amaramente, "mi sembra di non poter trasmettere più l’interesse per la vita anche solo con un sorriso. Invece, posso solo vivere il mio dolore".