Napoli, l’appello del cardinale Sepe per l’Immacolata: “Camorristi deponete le armi”
"Arrendetevi alla pace, al bene, alla bellezza, all'amore. Gettate le armi, anche in una chiesa, se volete, restando nell'anonimato", ha concluso così il suo appello il cardinale Crescenzio Sepe nell'ambito delle celebrazioni per la festa dell'Immacolata tenutesi a Napoli in piazza del Gesù. "Le nostre città sembrano un teatro di guerra, sono ferite, offese e condizionate dalla violenza di ogni genere, delle armi, ma anche del malaffare, dell'illegalità, del commercio delle droghe, della maldicenza, della sopraffazione, del bullismo – le parole del cardinale Sepe – persino serate belle diventano l'occasione di scontri, liti, accoltellamenti, pistolettate, sangue. Basta uno sguardo male interpretato a suscitare una reazione violenta, scatenando gli istinti peggiori, comportamenti assurdi e bestiali". Un discorso nel quale ha trovato spazio in più di un'occasione la parola camorra dietro la quale si nascondono molte delle violenze che quotidianamente si registrano in città: "Molte persone armate non sono camorristi, ma sono diventate come loro – ha concluso – sono arroganti, intolleranti, violenti e cattivi. Insomma criminali".
Il sindaco De Magistris: La parte positiva della città deve combattere quella negativa
Presenti alle celebrazioni anche il sindaco Luigi De Magistris e il prefetto Carmela Pagano che hanno appoggiato le parole del cardinale rinnovandole con forza e convinzione: "Il tema della violenza, delle mafie, della camorra esiste anche in altre realtà e l'appello a deporre le armi è insieme cristiano e laico – ha spiegato il primo cittadino di Napoli – questa città ha scelto di stare dalla parte giusta attraverso la sua rinascita culturale. È venuto meno anche l'alibi secondo il quale non esistono alternative". De Magistris ha poi sottolineato come la città di Napoli stia affrontando un forte cambiamento in questo senso, elogiando la parte positiva dei cittadini che è di gran lunga superiore a quella negativa che purtroppo c'è ancora e che per questo va contrastata.