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Napoli, l’ultimo desiderio del detenuto malato di cancro: “Fatemi morire a casa”

L’ultimo desiderio di Ciro RIgotti, 62 anni, è quello di morire a casa. Detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale, l’uomo ha un cancro in fase terminale che non gli lascia molto altro da vivere. Dopo la denuncia della figlia alle telecamere di Fanpage.it, Rigotti ha ottenuto i domiciliari ed è ora ricoverato all’ospedale Cardarelli. In un nuovo video, però, chiede di poter trascorrere gli ultimi giorni a casa, accudito dai suoi cari.
A cura di Gaia Martignetti
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Nunzia dalla mattina del 4 ottobre può stringere le mani del padre, malato terminale a cui non restano che pochi mesi. Ciro Rigotti, il detenuto di Poggioreale le cui condizioni di salute precarie  erano state denunciate dalla figlia ai microfoni di Fanpage.it, ha ottenuto gli arresti domiciliari ospedalieri e si trova al Cardarelli. Una vittoria parziale per i familiari che chiedono che Rigotti possa passare gli ultimi giorni che gli restano a casa, accudito dai suoi cari. Attualmente è ricoverato nel reparto cure palliative dell'ospedale ed è un paziente allo stato terminale. "I medici mi hanno detto che gli restano da 1 a 3 mesi di vita", racconta Nunzia Rigotti. Ora la famiglia chiede che Ciro, affetto da un tumore incurabile, possa uscire dall'ospedale. Come testimonia un video pubblicato da Fanpage.it, il 62enne, che ricordiamo sta scontando una pena di 9 anni per spaccio, è in condizioni ormai critiche. Pronuncia poche parole, ma chiare: «Voglio tornare a casa, non ce la faccio più».

La sua vicenda parte da lontano, quando quel 13 settembre la figlia Nunzia, dopo che il padre era arrivato due giorni prima in stato catartico in codice rosso al pronto soccorso del nosocomio napoletano, aveva deciso di denunciare le sue condizioni di salute. Con fatica, raccontava di quando diversi mesi prima, circa quattro, vedeva suo padre peggiorare lentamente,«Abbiamo il colloquio di un’ora ogni settimana, il giovedì, in carcere. Ogni volta vedevo mio padre sempre più magro», spiegava la donna, «io gli chiedevo: papà ma non ti stanno curando? Lui mi rispondeva che gli davano solo delle gocce per il dolore». Successivamente, quando le condizioni di Rigotti sono inesorabilmente peggiorate, intervenì anche il Garante dei Detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello, che visitò i detenuti del padiglione Palermo del Cardarelli, tra cui c'era anche il 62enne: «Per i familiari dei detenuti presso gli Ospedali vale la regola carceraria della visita settimanale o di un'altra premiale a discrezione delle autorità competenti. Credo che questa disposizione sia da cambiare».

Dopo poco Rigotti però è tornato a Poggioreale, dimesso contro il parere dei sanitari come confermato dall'ospedale Cardarelli; ma  la battaglia di sua figlia Nunzia non si è fermata. Supportata dal primo minuto dall'attivista per i diritti dei detenuti Pietro Ioia, ha chiesto che il padre potesse tornare a casa, ottenendo solo gli arresti domiciliari in ospedale, dove Rigotti riceverà le cure necessarie per soffrire il meno possibile. Niente più piantone e la possibilità di stare accanto al padre. «Ho visto tantissimi casi del genere, commenta Pietro Ioia, ma quello di Ciro Rigotti mi ha sconvolto». Dopo il video pubblicato da Fanpage.it in cui mostriamo nuovamente le condizioni ormai terminali del detenuto, è intervenuto, ancora una volta, il Garante dei Detenuti Samuele Ciambriello: «Non vedo (in questo caso ndr) né la funzione riabilitativa della pena stando in carcere, non vedo l'inquinamento di prove, la possibilità di scappare né tanto meno quella di reiterare il reato. Non possiamo solo tranquillizzare le nostre coscienze dando i domiciliari ospedalieri», commenta il Garante che aggiunge, «credo che in questo momento possiamo parlare di un caso in cui illegittimamente un detenuto si trova agli arresti domiciliari ospedalieri in queste condizioni».

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