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Napoli, maxi-truffa sul bonus cultura: più di un milione di euro al posto dei libri

Maxi truffa sul bonus cultura scoperta dalla Guardia di Finanza a Napoli: cartolibrerie convenzionate fingendo una compravendita di libri, acquistavano in realtà gli assegni bonus, elargendo denaro contante ai giovani (tra i 200 e 300 euro), chiedendo poi il rimborso allo Stato per l’intera somma di 500 euro. Oltre un milioni di euro guadagnati illecitamente: quattro denunciati, per truffa aggravata ai danni dello Stato.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Maxi truffa scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli: diverse cartolibrerie tra Casoria, Casavatore e Marano (tutte nella provincia partenopea) avevano infatti escogitato un sistema per frodare il bonus cultura elargito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e destinato ai diciottenni per l'acquisto di libri, l'ingresso nei musei, nei teatri e via dicendo. Le Fiamme Gialle hanno infatti scoperto che alcuni esercizi commerciali convenzionati, secondo quanto ricostruito dal giudice per le indagini preliminari, elargivano ai beneficiari del bonus cultura, fingendo una compravendita di libri, denaro contante per un importo che oscillava tra i 200 ed i 300 euro per ogni buono, richiedendo poi il rimborso per l'intero importo di 500 euro.

La frode aveva portato ad incassare 2.326 assegni di bonus cultura, per un valore complessivo di 1 milioni e 162.500 euro. I beneficiari del bonus venivano contatti anche attraverso internet, mediante gruppi Facebook, Telegram e WhatsApp, ed in altre regioni d'Italia. Ad occuparsene, erano alcuni intermediari di questo sistema fraudolento, che proponevano ai giovani la possibilità di ricevere direttamente in contanti una parte del bonus, potendolo così spendere per altre attività. Le attività di indagine, condotte ai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e della Compagnia di Giugliano in Campania, hanno portato alle misure cautelari nei confronti di quattro persone di 72, 57, 44 e 32 anni, con divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno, oltre all'accusa del reato di truffa aggravata ai danni dello Stato.

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