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Napoli, scoperta maxi-frode fiscale: 12 indagati, sequestrati beni per 8 milioni di euro

Una maxi-evasione fiscale scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli: dodici le persone indagate, otto i milioni di euro che sarebbero stati evasi. Le indagini avrebbero fatto emergere una vera e propria associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale attraverso il sistema della “frode carosello”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La Guardia di Finanza durante l'operazione che ha portato alla scoperta della maxi frode fiscale.
La Guardia di Finanza durante l'operazione che ha portato alla scoperta della maxi frode fiscale.

Una maxi-frode fiscale quella scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli nelle province partenopea e casertana: le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione ad un decreto, emesso dal gip del tribunale napoletano, di sequestro preventivo "per equivalente" fino al valore delle imposte evase pari a 8.697.431 euro. Una cifra che sarebbe il profitto illecito, secondo gli inquirenti, di una maxi-frode fiscale perpetrata nel commercio di calzature e capi di abbigliamento. I sequestri hanno riguardato immobili, autovetture, conti correnti e quote societarie.

Le indagini hanno portato alla luce una vera e propria associazione per delinquere, costituita da dodici persone e radicata tra le province di Napoli e Caserta: la finalità di questa associazione, stando alle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, sarebbe stata l'evasione tributaria, perpetrata attraverso il sistema della "frode carosello". La frode emersa dalle indagini prevedeva la produzione di un cospicuo giro di fatture per operazioni inesistenti, per un importo pari a circa quarantuno milioni di euro, attraverso una vera e propria "filiera" di società costituite ad hoc e legalmente amministrate da soggetti risultati dei semplici "prestanome".

In questo modo, il meccanismo illecito avrebbe permesso di creare, in capo a società inesistenti, crediti di imposta generai dall'utilizzo delle fatture per operazioni inesistenti, con esposizione d'iva, e la successiva emissione di altrettante fatture per operazioni inesistenti, senza addebito di iva in regime di non imponibilità, nei confronti di operatori "assenti" con sede in altri paesi comunitari. In questo modo, secondo le indagini, il gruppo avrebbe beneficiato anche del fittizio plafond di iva, utilizzato per effettuare acquisti di beni senza pagamento dell'imposta.

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