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Napoli, truffa contributi tv: quattro indagati per presunta frode fiscale da 3 milioni

La Guardia di Finanza ha arrestato quattro persone, tutte ora ai domiciliari, nell’ambito delle indagini per una presunta frode fiscale da tre milioni di euro ed una truffa aggravata per aver ottenuto indebitamente 2,3 milioni di euro di contributi statali destinati ad emittenti televisive locali.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Truffa aggravata e frode fiscale: questi i due capi d'indagine contestati a quattro persone dalla Guardia di Finanza di Napoli, che le ha arrestate e messe ai domiciliari. Al termine dell'operazione è scattato anche il sequestro per equivalente anche di beni mobili ed immobili riconducibili alle società e agli indagati, per un valore complessivo di tre milioni di euro.

Stando alle indagini della Guardia di Finanza, le ipotesi di reato sono di frode fiscale da tre milioni di euro ed una truffa aggravata per aver ottenuto indebitamente 2,3 milioni di euro di contributi statali destinati ad emittenti televisive locali. Le società coinvolte sono la "Julie Italia srl" (emittente televisiva "Julie Italia"), SO.PRO.DI.MEC. S.r.l. (emittente televisiva "Telelibera") ed Universo 3000 S.r.l. (emittente televisiva "TeleAkery"). Le quattro persone arrestate e messe ai domiciliari sono invece Lucio Varriale, patron dell'emittente Julie Italia, la sua storica e strettissima collaboratrice Carolina Pisani e i due commercialisti Claudio Erra e Renato Oliva. I quattro sono ai domiciliari in attesa dell'interrogatorio di garanzia, mentre le indagini sono attualmente ancora in corso.

La replica dell'avvocato Siniscalchi

Poche ore dopo l'operazione della Guardia di Finanza, sul sito di Julie News è stata pubblicata una nota ufficiale. "In relazione all'ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico dell'avvocato Lucio Varriale, il difensore di fiducia, Avv. Giovanni Siniscalchi, precisa quanto segue", spiegano all'interno della nota, "prendiamo atto di una misura cautelare che interviene a distanza di diciotto mesi da un sequestro preventivo, che ha dato impulso ad interrogatori, produzione documentale e costante collaborazione con tutti gli Organi inquirenti. Non sfugge tuttavia che la predetta misura si fonda anche sulla dichiarata volontà di interrompere il ruolo di editorialista nella trasmissione televisiva Vostro Onore, poiché si sostiene nella citata ordinanza che "ad avvalorare ulteriormente l'esigenza cautelare" vi è l’attività quotidiana dell’avvocato Lucio Varriale che si concretizza in "attacchi quotidiani nei confronti del Corpo della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli", conclude la nota.

Il comunicato di lavoratori e collaboratori della Julie

Sempre sul portale di Julie News, è anche apparsa una nota a firma dei lavoratori e collaboratori di Julie: "In merito alle misure cautelari (sequestri ed arresti domiciliari) eseguite questa mattina dalla Guardia di Finanza a carico di responsabili e consulenti di Julie Italia con l’ipotesi di presunta truffa e frode fiscale, lavoratori e i collaboratori dell’emittente lanciano l’allarme per l’ennesimo provvedimento che mette pesantemente a rischio il loro lavoro e la vita stessa di una tv privata, nota per essere da vent'anni sempre in prima fila col suo giornalismo d’inchiesta nelle denunce sulla corruzione e sulle attività illecite della malavita organizzata. Pur nel pieno rispetto dei provvedimenti della magistratura, ci si domanda in primo luogo come sia possibile che, almeno a giudicare dai documenti ufficiali notificati stamane alla redazione di via Brin, le ipotesi accusatorie alla base delle misure cautelari adottate oggi dalla Procura siano del tutto simili a quelle dei sequestri eseguiti nel maggio 2017. Ipotesi sulle quali era stata già esibita ampia documentazione giustificativa dai difensori ai pm procedenti. Certi della totale estraneità ai fatti contestati di amministratori e consulenti della tv, ed in attesa di comprendere i motivi alla base di quella per ora che appare come una “anomalia” rispetto al principio del “ne bis in idem”, lavoratori e collaboratori di Julie annunciano che continueranno – almeno fino a quando sarà loro consentito in applicazione dei principi sulla libertà di stampa – a portare avanti quel giornalismo d’inchiesta contro la camorra e contro tutte le mafie per le quali l’emittente tutta ed i suoi consulenti hanno già pagato prezzi altissimi".

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