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Napoli, viaggio sullo scooter di un riders per le consegne del cibo a domicilio

Fanpage.it è stata per giorni con i ragazzi di alcuni dei maggiori delivery napoletani per documentare le loro condizioni di lavoro. Tutti, con un’età compresa tra i 20 e i 30 anni e non possono far altro che correre, sfrecciare su e giù con rischi enormi di incidenti, per consegnare meglio e prima panini, pizze, gelati e quant’altro ordinato sulle app di delivery food. Dopo un boom iniziale durante il lockdown Covid, ora l’offerta si è nuovamente stabilizzata. E i fattorini – nel frattempo cresciuti di numero – guadagnano una miseria.
A cura di Redazione Napoli
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Saziano la fame degli altri ma fanno la fame: sono i riders, i nuovi ultraprecari delle consegne a domicilio, i fattorini delle app di delivery food che amiamo chiamare o che abbiamo imparato a chiamare spesso in questo periodo di lockdown da Coronavirus. Fanpage.it è stata un giorno e una notte con questi ragazzi, constatando la situazione di scarsi guadagni e di rischi concreti per la salute. Come in "Sorry We Missed You", l'ultimo film di Ken Loach, i protagonisti della nostra storia si muovono e lavorano avendo una sola ossessione: il tempo.  Sfrecciano sugli scooter a consegnare pizze e panini perché nella Fase 2 tutti vogliono il cibo a domicilio. Ma loro guadagnano ancora meno. Motivo? Sono diventati tanti, tantissimi. Fra loro ci sono molti di quelli che non lavorano più come camerieri o in altri settori toccati dalla crisi e si sono ‘riciclati' come fattorini del delivery food.

L'anima del commercio è basata su domanda e offerta e in questo caso l'offerta è troppa ma la domanda, inizialmente cresciuta, si è stabilizzata e non offre garanzie di guadagno minimo per tutti. L'importante è correre, farsi assegnare una nuova consegna.  E quindi il ragazzo dà gas al motorino, prende strade controsenso e non rispetta le regole del codice della strada: "Se consegno prima c'è più possibilità di avere immediatamente una nuova consegna e soprattutto di una recensione positiva". Nell'era delle stelline online, il futuro distopico alla Black mirror è già tra noi: è l'algoritmo che decide chi lavora e chi no. Se i feedback sono negativi il sistema dei delivery affiderà meno consegne al riders mettendolo in condizione di non andare più a lavorare con una sorta di tacito "licenziamento". A causa di queste condizioni precarie spesso i riders causano incidenti anche rischiano la propria vita.

Fanpage.it è stata per giorni con i ragazzi di alcuni dei maggiori delivery napoletani per documentare le loro condizioni di lavoro. Tutti, con un'età compresa tra i 20 e i 30 anni, ci mostrano lo schermo delle consegne fatte e nessuno di loro, dopo più 7 ore di lavoro è riuscito a guadagnare più di 15 euro. A questi 15 euro totali però vengono sottratte le spese di benzina, a carico dei riders.  Perfino la borsa termica la devono pagare loro: costa 70 euro.

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