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L'arte del pizzaiuolo napoletano patrimonio UNESCO

Nasce la pizza petalosa per festeggiare la candidatura all’Unesco

Fiori eduli su disco di pasta: anche a Modena si festeggia la pizza napoletana con la variante ‘petalosa’, nata da Coldiretti per celebrare la decisione del governo di far concorrere la pizza e l’arte dei pizzaiuoli napoletani come patrimonio mondiale Unesco.
A cura di Redazione Napoli
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La pizza petalosa di Coldiretti
La pizza petalosa di Coldiretti
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La pizza è napoletana ma la celebrazione stavolta arriva da Modena, dove alla rassegna “Verdi Passioni” di ModenaFiere è stata sfornata la prima pizza petalosa 100% italiana nata per festeggiare la decisione italiana di candidare la pizza a patrimonio immateriale dell’Unesco. Fiori eduli su disco di pasta nell'iniziativa di Coldiretti nell’area di Campagna Amica. E così anche alla pizza viene associato l'aggettivo petaloso, coniato da un bambino e approvato dall'Accademia della Crusca. Presentata anche la raccolta da parte dell’organizzazione di oltre 400mila firme a sostegno della candidatura, la metà di quelle raccolte fino ad ora. L’iniziativa avviene nel corso della mobilitazione straordinaria nel week end per raccogliere le firme nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica lungo tutta la Penisola per raggiungere l'obiettivo complessivo di un milione di firme da presentare il 14 marzo a Parigi dove si incontrera la Commissione internazionale per valutare l'ingresso nella Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell'umanita".

Ora si apre infatti un negoziato internazionale che – continua la Coldiretti – coinvolgerà quasi 200 Paesi con valutatori indipendenti che saranno chiamati ad esaminare la candidatura che è la prima a riguardare una tradizione connessa ad una produzione alimentare. Una novità che riguarda anche la pizza “Petalosa”, la prima pizza di primavera dedicata alla donna con fiori commestibili (viola del pensiero, viola cornuta, bocca di leone, calendula), e con tutti ingredienti italiani, dalla farina al pomodoro, dall’olio alla mozzarella, realizzata dalle agrichef Stefania Nobili dell’agriturismo Casa Minelli di Pavullo nel Frignano (Modena) e Nazzarena Ferretti dell’azienda agricola “il Filo della Polenta” di Reggio Emilia. L’impegno degli agricoltori a sostegno della candidatura della pizza – sottolinea la Coldiretti – è volto a garantire l’originalità Made in Italy degli ingredienti utilizzati. Oggi in Italia quasi due pizze su tre (63 per cento), secondo una indagine Coldiretti sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori. L’obiettivo – sottolinea Coldiretti – è garantire pizze realizzate a regola d’arte, con prodotti genuini, provenienti esclusivamente dall’agricoltura italiana, e combattere anche il rischio dell’agro-pirateria alimentare a livello internazionale e dell’appropriazione indebita di identità. Troppo spesso viene servito un prodotto preparato – spiega Coldiretti – con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall'Est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale.

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