Nella centrale napoletana i documenti falsi per le truffe e per i rapinatori di Rolex
Non soltanto immigrati in cerca di patenti e false identità, ma anche criminali italiani che avevano bisogno di documenti da esibire in caso di controlli per non lasciare tracce durante gli spostamenti: tra i clienti della centrale di documenti falsi attiva nel centro di Napoli, a Porta Capuana, si riforniva anche chi voleva un nuovo nome sconosciuto alle forze dell'ordine per commettere truffe o andarsene all'estero a fare rapine. Emerge dall'ordinanza che è stata eseguita oggi, 15 maggio, con 8 arresti e 20 perquisizioni domiciliari a carico di 19 indagati, tra cui un tunisino sospettato di avere aiutato Anis Amri, il terrorista della strage di Berlino del 2016.
A gestire la centrale del falso erano, secondo gli inquirenti, quattro fratelli napoletani, la base era in casa di uno di loro, in via Carriera Grande, a Porta Capuana. Poco distante c'era anche il "front office", dove venivano raccolti gli ordini, in un locale che era frequentato anche da pregiudicati della famiglia Iafulli, considerata influente sulla zona sotto il profilo criminale. Il traffico, controllato anche da vedette in strada, era pubblicizzato nel vicino mercato rionale, molto frequentato da extracomunitari. Nelle intercettazioni, eseguite anche con una applicazione spia nel telefonino di uno degli indagati, si ricostruiscono contatti e modus operandi dei quattro, anche la riorganizzazione in 48 ore dopo un blitz che aveva portato all'arresto di due di loro e al sequestro di tutta l'apparecchiatura.
Patenti contraffatte per noleggiare le automobili
In una delle intercettazioni un cittadino straniero chiede a uno dei fratelli come prendere la patente. Ha bisogno però di un documento che possa superare i controlli più approfonditi. Così lui risponde che non è possibile: sarebbe necessario uno originale, ma in quel caso le forze dell'ordine avrebbero scoperto che si trattava di una patente rubata e lo avrebbero arrestato; da scartare, aggiunge, l'ipotesi di prendere la patente legalmente: gli dice che gli sarebbe costata 5mila euro e che a lui, che non parlava né leggeva l'italiano, non l'avrebbero data. E così gli propone di comprare una falsa a 50 euro: avrebbe passato controlli più superficiali e avrebbe speso molto di meno.
In altri passaggi, però, si evince che i clienti non erano soltanto stranieri. In una delle telefonate intercettate ci sono le rimostranze di un uomo che si lamenta perché una patente acquistata da loro non è stata accettata da una società che noleggia automobili: l'impiegato aveva fatto un controllo sui database e aveva scoperto che quel numero non corrispondeva. Uno dei fratelli della stamperia gli risponde che gliene può procurare un'altra diversa, ma che non si possono fabbricare patenti che superino quel tipo di verifica.
I documenti falsi per i rapinarolex
Un'altra intercettazione invece risale alle ore subito successive all'arresto di due dei quattro fratelli, con annesso sequestro delle attrezzatura. A parlare sono gli altri due, quelli che subentreranno nella gestione della stamperia, e altre due persone. E ragionano sul sequestro, su quanto hanno trovato gli agenti del commissariato Vicaria della Polizia di Stato. Oltre a pennette usb, stampanti e materiale vario, dicono, hanno portato via dei documenti che erano stati fabbricati "per un amico che va a farsi gli orologi in Spagna".
L'operazione, denominata "Mosaico 2", è stata eseguita dalla Digos di Roma col coordinamento della Dda di Napoli. Gli indagati, 12 dei quali sono italiani, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla produzione, al riciclaggio e al traffico di documenti falsi, oltre che di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina strumentale al circuito del terrorismo internazionale.