No, non c’è prova che siano stati usati gatti vivi per innescare gli incendi sul Vesuvio
Sono stati davvero utilizzati dei gatti come inneschi per i roghi sul Vesuvio in provincia di Napoli. La risposta è no: non c'è al momento alcuna prova certa di tutto ciò. Al momento c'è solo una fotografia, inviata a mezzo stampa dal parlamentare del Movimento 5 Stelle Paolo Bernini. L'immagine ritrae quella che sembra essere la carcassa di un gatto bruciato in una bosco. Bernini sostiene di aver scattato personalmente l'immagine e nel comunicato diffuso dice che chi ha appiccato i roghi dolosi «parrebbe aver utilizzato anche gatti vivi cui viene dato fuoco come innesco dell’incendio».
«Ho appreso questa notizia dagli organi di stampa – continua la nota del parlamentare grillino – e, per questo, ho provveduto immediatamente a chiedere informazioni al Comando dei Vigili del fuoco perché se tale notizia venisse confermata, ci troveremmo di fronte a dei veri mostri, pericolosi evidentemente oltre che per gli animali e per tutta la biodiversità, anche per le altre persone».
Dunque la foto choc di cui parlano alcuni giornali non è conferma di nulla se non dell'effettiva presenza di una carcassa d'animale bruciata. Fanpage.it ha chiesto al generale Sergio Costa, Comandante regionale del Corpo Forestale confluito nell'Arma dei Carabinieri, se vi fossero conferme sui gatti-innesco. La risposta è stata negativa. Dunque nemmeno coloro che sono direttamente impegnati nelle operazioni di spegnimento dei roghi possono confermare l'uso di animali vivi come inneschi degli incendi dolosi. "Non posso escludere questa cosa ma sicuramente al momento non posso confermarla, non è agli atti" dice l'uomo che per anni si è occupato di Terra dei Fuochi.
Di vero c'è che questa terribile modalità (ammesso che ve ne sia una tollerabile) era utilizzata in passato, anche in Sicilia. Ma ora ci sono metodi purtroppo ben più efficaci: gli inneschi chimici che consentono non solo una efficacia maggiore ma anche una terribile rapidità nel propagare le fiamme.