“Non chiudete l’ambulatorio per anoressia e bulimia”: interrogazione alla Regione Campania
Un‘interrogazione al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca per chiedere che il centro per i disturbi alimentari di Soccavo, unico presidio ambulatoriale pubblico a Napoli per la cura di questi problemi, non chiuda e non interrompa le attività. E' stata presentata nei giorni scorsi dal consigliere regionale Vincenzo Viglione, Movimento 5 Stelle, dopo il servizio di Fanpage.it nel quale vengono mostrate le difficoltà di famiglie praticamente allo sbando, con figli adolescenti che si trovano a combattere anoressia, bulimia, "bidge eating disorders" e altri tipi di disturbi legati al comportamento alimentare. In Campania, infatti, non esiste un centro residenziale o semi-residenziale per accogliere le persone in difficoltà a causa di questi disturbi, che spesso finiscono nei reparti psichiatrici degli ospedali o – nei casi più gravi – vengono ricoverate attraverso i temibili TSO, i trattamenti sanitari obbligatori. Esistono solo tre posti letto al Policlinico di Napoli. Strutture specializzate? Nemmeno a parlarne, se non volete sborsare tanti quattrini. Spesso, dunque, in tanti sono costretti a una emigrazione in condizioni precarie di salute per curarsi in strutture di altre regioni. Sono viaggi della speranza anche quelli, se parliamo di ragazzi che arrivano a pesare 30 chili scarsi o che hanno gli organi danneggiati dalla denutrizione prolungata.
"È urgente garantire al Centro per i disturbi alimentari della Asl Napoli 1 di Soccavo la stabilità economica – afferma Vincenzo Viglione, consigliere regionale del M5S – Per evitare che si ripetano, come purtroppo già accaduto, brusche interruzioni dei trattamenti terapeutici dei pazienti". E' importante che queste persone non restino senza assistenza, anche perché sono circa 550 i pazienti nel solo centro ambulatoriale in periferia di Napoli, che tra l'altro è l'unica struttura ambulatoriale di riferimento a Napoli. Questa struttura, nata con fondi Cipe, vive in estrema precarietà e più volte l'anno rischia di chiudere e fermare le attività. I contratti del personale impiegato nel centro sono precari, precario è il finanziamento concesso alle attività di cura. "Va garantita una continuità dei fondi, una stabilità non solo per chi vi lavora – conclude Viglione – ma soprattutto per quanti si rivolgono al centro che, altrimenti, sono costretti ad andare in Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Veneto. Il passo successivo sarà quello di investire direttamente la Commissione Sanità per trovare insieme una soluzione definitiva e in tempi rapidi". Di proroga in proroga si sopravvive (male) ma non si vive. E a repentaglio c'è la vita delle persone. Un esempio? Solo la scorsa estate, a Ischia, è morta una ragazza di 22 anni, Artemisia, una trentina di chili appena.