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Omicidio Davide Bifolco, l’avvocato: “Il ragazzo scudo umano di una guerra mediatica”

Fabio Anselmo, legale che segue il caso, scrive sulla vicenda: “Davide è diventato uno scudo umano in una guerra di comunicazione mediatica iniziata fin dal primo istante dopo la sua morte; da un lato ci sarebbero coloro che avrebbero approfittato della sua morte per tentare di svolgere meglio i propri traffici illeciti, e , dall’altro, coloro che forse tentano di utilizzare questo per giustificare la sua uccisione come danno collaterale tollerabile”.
A cura di Gaia Bozza
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Pochi giorni fa, nell'ambito di un'altra inchiesta per fatti di droga, un pentito avrebbe rivelato che la camorra del Rione Traiano di Napoli si sarebbe interessata, agevolandola in qualche modo, alla pubblicazione su Facebook delle foto del corpo di Davide Bifolco, il minorenne ucciso da un carabiniere nel Settembre 2014, cercando così di strumentalizzare l'accaduto. Le reazioni, dal punto di vista mediatico, hanno tirato in ballo di nuovo anche l'uccisione del minorenne che, disarmato, si trovava a bordo di un motorino poco prima di essere colpito da un colpo di pistola che non gli lasciò scampo, in un contesto senz'altro difficile e permeato dalla camorra.

A questo proposito, interviene sulla vicenda l'avvocato Fabio Anselmo, legale di molte famiglie tra le quali Cucchi e Aldrovandi, che segue il caso dell'uccisione del ragazzo: "Davide è diventato uno scudo umano in una guerra di comunicazione mediatica iniziata fin dal primo istante dopo la sua morte – scrive –  in una guerra politica di luoghi comuni, in una guerra giudiziaria dove da un lato ci sarebbero coloro che avrebbero approfittato della sua morte per tentare di svolgere meglio i propri traffici illeciti, e , dall'altro, coloro che forse tentano di utilizzare questo per giustificare la sua uccisione come danno collaterale tollerabile".

ll legale premette che la sua è solo una considerazione di amara rassegnazione e non di odio o rabbia nei confronti di nessuno, poi aggiunge:  "Una cosa è certa: Davide non era in compagnia di latitanti ma di due amici. Non era armato perchè non aveva alcun motivo di esserlo e non aveva mai fatto nulla di male. Aveva solo 16 anni. Ora è diventato uno scudo umano per la colpa di non avere avuto uno scudo che lo riparasse da quel maledetto proiettile. Facciamo in modo, per la nostra dignità di uomini civili, che Davide Bifolco cessi di essere uno scudo umano e che riposi in pace. Che gli sia riconosciuta giustizia".

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