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Omicidio di Vincenzo Amendola, la confessione di Gaetano Nunziato

Durante l’interrogatorio di convalida del fermo il 23enne ha confessato di aver teso un tranello alla vittima, conducendola dai killer. Nunziato ha ammesso di aver temuto che gli stessi killer – esponenti di spicco dei clan locali – lo avrebbero eliminato per impedirgli di confessare.
A cura di An. Mar.
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È stato convalidato ieri il fermo per Gaetano Nunziato, il 23enne ritenuto uno dei responsabili dell'omicidio di Vincenzo Amendola, scomparso da casa lo scorso 5 febbraio e ritrovato cadavere lo scorso venerdì in una fossa a San Giovanni a Teduccio, nella periferia orientale di Napoli. L'accusa per l'amico di infanzia di Vincenzo, è quella di concorso in omicidio volontario. Il ragazzo ha ricostruito nei particolari l'imboscata tesa alla vittima e durante l'interrogatorio davanti al pm della Dda di Napoli Antonella Fratello.

Non solo Nunziato ha ammesso di aver condotto lui gli assassini dall'ex amico dell'oratorio, ma ha anche descritto le modalità dell'uccisione – 3 colpi alla faccia – ricordando le ultime parole del 18enne prima di morire. Incredulo è atterrito avrebbe detto: "Che fai mi stai sparando nell'occhio?". Particolari durissimi inanellati nel corso dell'udienza con il gip durante la quale il 23enne ha ammesso di aver temuto che gli assassini potessero eliminare anche lui, nel dubbio che avrebbe confessato tutto alla polizia. Due sconosciuti si erano infatti presentati a casa sua a poche ore dal delitto. Dietro il delitto, stando a quanto ha raccontato, ci sarebbero infatti due pregiudicati legati al clan Formicola. L'onta da lavare con il sangue al prezzo della vita di un ragazzo innocente di 18 anni era quella di aver intrecciato una relazione con la moglie di un capoclan.

Per questo i sicari si sarebbero serviti di Nunziato, che, con l'inganno ha condotto Vincenzo ai suoi assassini. Nessuna confessione, come temevano i sicari, ma le intercettazioni telefoniche hanno messo la Polizia sulle tracce del 23enne, che sotto pressione, ha confessato di aver preso parte al delitto, raccontando anche di aver visto i killer bruciare i prori vestiti e disfarsi dell'arma del delitto, lanciandola in mare da una scogliera.

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