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Omicidio Gianluca Cimminiello, confermato l’ergastolo a mandante e organizzatore del delitto

La Corte d’Assise di Napoli ha confermato l’ergastolo per Arcangelo Abete e Raffaele Aprea, rispettivamente mandante ed organizzatore dell’omicidio di Gianluca Cimminiello, 32 anni, il tatuatore ucciso dalla camorra il 2 febbraio del 2010. Cimminiello fu trucidato per aver reagito ad un pestaggio dopo una foto che il 32enne aveva pubblicato sui social.
A cura di Valerio Papadia
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La Corte d'Assise di Napoli ha confermato l'ergastolo per gli assassini di Gianluca Cimminiello, conosciuto come Zendark, il tatuatore di 32 anni vittima innocente di camorra, ucciso il 2 febbraio del 2010. Arcangelo Abete e Raffaele Aprea, rispettivamente mandante ed organizzatore del delitto, sono stati dunque condannati al carcere a vita, come già disposto nell'estate del 2018. Il tatuatore partenopeo venne barbaramente trucidato per una ritorsione: Cimminiello, infatti, reagì ad un pestaggio voluto dal clan Amato-Pagano, scattato dopo che il tatuatore aveva pubblicato sui social una fotografia nella quale sembrava che tatuasse l'allora calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzi: ma si trattava di un fotomontaggio. Un concorrente del 32enne, mosso da gelosia, si rivolse al clan affinché Gianluca ricevesse una lezione. Cimminiello, però, neutralizzò le persone che si erano recate nel suo salone di tatuaggi per pestarlo. Qualche giorno più tardi, un uomo armato si presentò nel negozio del 32enne a Casavatore, provincia di Napoli a ridosso della periferia settentrionale della città, sparando e uccidendo Gianluca. Per il delitto, ritenuto l'esecutore materiale, venne arrestato Vincenzo Russo, che nel dicembre del 2016 è già stato condannato anche lui all'ergastolo.

La sentenza è stata commentata dal senatore Sandro Ruotolo, che su Facebook ha scritto: "Alla fine la sentenza ha fatto giustizia. Anche in appello condannati all’ergastolo mandante e coautore dell’omicidio di Gianluca Cimminiello, vittima innocente di camorra. Dopo 10 anni e mezzo dai fatti. In aula c’erano solo le sorelle di Gianluca, Susy e Palma, il sottoscritto con la scorta. Susy e Palma sono scoppiate in lacrime. Chi non ha un familiare, un amico, un conoscente tra le vittime innocenti delle mafie, non può capire. Sono ferite che non si rimarginano ma almeno, anche se dopo dieci anni, giustizia per Gianluca è stata fatta. La Camorra è una montagna di merda".

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