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Ordine della Soprintendenza: via le foto delle vittime di camorra da Palazzo Reale

I volti dei morti innocenti per mano della criminalità installati a piazza del Plebiscito facevano parte dell’iniziativa #noninvano, promossa da Fondazione Polis, Libera e Coordinamento campano dei familiari delle vittime. Ragioni di spazio, ecco al momento la motivazione della rimozione: ma questi pannelli finiranno in cantina? Perché non renderla una “mostra” perenne?
A cura di Andrea Parrella
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Se negli ultimi due mesi vi dovesse essere capitato di passare a Piazza del Plebiscito, a Napoli, e chiedervi il perché di quei tanti volti in bianco e nero con nome e cognome e riferimento alla loro età; se vi siete fermati a guardarli e avete focalizzato la vostra attenzione, spendendo anche pochi secondi a chiedervi chi fossero e perché fossero lì, allora #NonInVano, l'iniziativa promossa dalla Fondazione Polis della Regione Campania, da Libera e dal Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, ha funzionato. 106 foto di vittime innocenti per ricordare le 335 persone uccise dalla violenza criminale, volti posizionati nel luogo simbolo di una città per ricordare dei martiri. Perché questo sono, martiri. Da settimane centinaia di turisti, stranieri e non, si fermavano interdetti davanti al palazzo, magari trovando l'esaustiva delucidazione di un cicerone improvvisato e disponibile, che si prestava a spiegare il perché di quei volti.

Questa mattina, per una decisione comunicata dalla Sovrintendenza pochi giorni fa, i pannelli con le immagini delle vittime sono stati rimossi dalla facciata di Palazzo Reale, tutt'ora in fase di restauro (quelli installati al palazzo della Regione Campania, in via Santa Lucia, sono rimasti al loro posto). Dalla Fondazione Polis, raggiunta telefonicamente per delucidazioni, non emergono al momento motivazioni differenti da una rimozione dovuta a ragioni logistiche, di spazio. Non possiamo che restare in attesa di spiegazioni complete e approfondite, provenienti possibilmente dalla Sovrintendenza per i Beni e le Attività Culurali, dunque il Ministero, per una ragione che appare logica: le foto sono univoche, non interpretabili, la loro funzione civica non è in discussione, al netto di possibili obiezioni di gusto personale sull'iniziativa.

Soprattutto, sono foto innocenti come le persone che rappresentano, senza colore. In una città che ha il dovere di non voltare la faccia davanti al problema della criminalità, un simbolo culturale, un punto di passaggio di turisti nevralgico come Palazzo Reale sembrava il luogo perfetto per accogliere quelle immagini. Volendo comprendere le esigenze logistiche, trasliamo dunque la domanda su un altro piano: che fine faranno le foto delle vittime innocenti? Si troverà un luogo alternativo e altrettanto significativo per un'installazione che meriterebbe di essere perenne e indeterminata? Perché non avere uno scatto di orgoglio e rendere #NonInVano una mostra permanente?

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