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Osservatorio Astronomico di Napoli: viaggio nella storia tra stelle e pianeti

L’antico edificio di Salita Moiariello, voluto da Ferdinando I di Borbone rappresenta ancora oggi un luogo magico, là dove dall’alto della collina di Capodimonte si toccano con un dito le creature celesti.
A cura di Arianna Esposito
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E quindi uscimmo a riveder le stelle. L'ultimo verso della Divina Commedia di Dante Alighieri dovrebbe essere iscritto sulle pareti del Real Osservatorio Astronomico di Capodimonte dove nel 1812, secondo decreto di Gioacchino Murat, fu posata la prima pietra. I lavori si conclusero nel 1819 quando sul trono di Napoli era ritornato Ferdinando I di Borbone, che approvò lo stanziamento degli ultimi finanziamenti e gli astronomi, guidati da Carlo Brioschi, cominciarono a fare le prime osservazioni.

Il Luogo

La scelta del luogo dove posizionare la nuova struttura non fu poi casuale, per l'edificazione dell'osservatorio astronomico si scelse la collina di Miradois (dallo spagnolo "mira a todos", guarda tutto) un'altura vicina alla nuova reggia borbonica di Capodimonte a Napoli, che prendeva il nome dalla villa cinquecentesca del marchese di Miradois, reggente della Gran Corte della Vicaria. L'edificio fu ideato da Federico Zuccari e l'architetto Stefano Gasse, già progettista dei giardini della Villa comunale di Napoli, ne elaborò il progetto.

Le attività

I lavori si conclusero nel 1819 e il nuovo istituto rimpiazzò il preesistente Osservatorio di San Gaudioso fondato da Giuseppe Bonaparte nel 1807. Impegnati nelle varie attività  di ricerca, oggi lavorano in Osservatorio oltre 70 persone tra ricercatori, studenti e personale a contratto; inoltre circa 40 unità del personale tecnico e dell'amministrazione, contribuiscono al funzionamento dell'istituto e alla promozione della conoscenza dell'astronomia nella scuola e nella società.

Come arrivare

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Orari. Aperto dal lunedì al venerdì, visite guidate alle 11.00 e alle 15.30
Indirizzo. Salita Moiariello 16, Napoli
Contatti. Telefono: 0815575111- sito ufficiale.

Tangenziale, uscita 6 "Capodimonte", proseguire sino alla rotonda alberata (tondo di Capodimonte) e percorrerla interamente tenendosi a sinistra risalendo, così, sulla corsia opposta della stessa strada. Giunti al semaforo girare a destra. Dopo 500 m la prima traversa a destra è salita Moiariello, ancora 100 m e si raggiunge l'ingresso dell'Osservatorio.

Il Planetario

E' di recente inaugurazione il nuovo planetario della struttura, collocato in una cupola di circa 10 metri di diametro all'interno della quale sarà possibile ospitare fino a 70 visitatori. Inoltre il planetario permetterà di effettuare il domecasting, una funzione grazie alla quale sarà possibile fare una lezione, o seguire una lezione, in un qualsiasi planetario, situato in qualsiasi parte del mondo, purché provvisto di una connessione di rete. Il planetario è dedicato a Yuri Gagarin, con tanto di busto in bronzo del primo cosmonauta della storia dell'esplorazione spaziale.

Il Museo

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Una menzione la merita senza dubbio il Museo degli strumenti astronomici dell'osservatorio che conta circa cento oggetti ed è una testimonianza, unica in tutto il Mezzogiorno continentale, di quello che fu la strumentazione astronomica utilizzata in tutto l'Ottocento e nei primi decenni del Novecento: teodoliti, cerchi meridiani, fotometri, spettrografi, cannocchiali altazimutali, strumenti di calcolo e via dicendo.

La Biblioteca

Nasce quando nasce l'Osservatorio e quindi conserva al suo interno volumi antichissimi. La biblioteca dell'Osservatorio,  voluta da Federigo Zuccari negli anni 1812-1815 contestualmente alla costruzione dell'osservatorio, è dotata di un considerevole patrimonio librario antico e moderno: oltre 36.000 volumi tra monografie e periodici di carattere specialistico e divulgativo.

Il Parco

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Con un'estensione di circa sei ettari, l'ampio giardino che circonda l'edificio monumentale è uno spettacolo unico. Una parte di questa immensa distesa di verde  è affidata da oltre centocinquanta anni alle cure di due famiglie di coloni che vi coltivano la vite e varie specie di vegetali e di alberi da frutta. Ciò per un'antica tradizione, per volere del governo borbonico che volle dotare l'Osservatorio di una risorsa economica indipendente, capace di garantirne il sostentamento insieme agli introiti derivanti dalla vendita degli Almanacchi.

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