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Covid 19

“Papà è morto di Covid al Cardarelli, io vivevo con lui e ora non vogliono farmi il tampone”

Mariapia, 20enne napoletana, ha perso il padre pochi giorni fa per coronavirus. È in quarantena, ma non le è stato fatto il tampone. A Fanpage.it ha raccontato i tentativi di sottoporsi al test, per ora infruttuosi, e la preoccupazione di essere una asintomatica e di poter quindi infettare qualcuno una volta terminata la quarantena.
A cura di Nico Falco
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Chiusa in casa, in attesa di sapere se è stata contagiata o meno. Senza sintomi, ma con la preoccupazione di essere una dei tanti asintomatici, la maggioranza dei positivi, e di poter contagiare a sua volta qualcuno quando finirà il periodo di isolamento. Perché attualmente il protocollo questo prevede: il tampone viene effettuato solamente in presenza di sintomi, e dopo i 15 giorni della quarantena fiduciaria è possibile riprendere ad uscire, nei limiti delle misure imposte per il contenimento; nonostante sia stato dimostrato che è possibile essere contagiati anche da un asintomatico, e che il contagio può avvenire anche ben oltre i 15 giorni, che sono quelli stimati per l'incubazione della malattia. Mariapia B., 20 anni, napoletana del centro storico, ha perso il padre pochi giorni fa ed ora è in quarantena a casa; ha voluto raccontare a Fanpage.it la sua storia, per mettere in evidenza questo aspetto.

"Il 19 marzo mio padre, Vincenzo, è stato ricoverato nella Pneumologia del Cardarelli  per problemi respiratori, dovuti a vecchie patologie mal curate – racconta la ragazza – dopo 10 giorni è stato dimesso. Quando è tornato a casa aveva la tosse, ma non sintomi riconducibili a Covid-19 e non gli era stato fatto il tampone. Era anche uscito di casa, per la visita di controllo dalla dottoressa che lo aveva ricoverato. Nei giorni seguenti le sue condizioni di salute sono peggiorate. Il 5 aprile, nonostante fosse restio, è stato accompagnato in ospedale dalle sorelle e subito è stato ricoverato, questa volta nel reparto di Medicina. Quello è stato l'ultimo giorno in cui l'ho visto. L'8 aprile è morto in ospedale e ci hanno fatto sapere solo allora che era risultato positivo al coronavirus".

Da quel punto, la preoccupazione di essere stata contagiata: nei giorni precedenti al ricovero Mariapia aveva accudito il padre e vivevano nella stessa casa. "Ho chiesto di fare il tampone – continua Mariapia – ma mi hanno spiegato che è previsto soltanto per chi presenta sintomi; ho chiesto all'Asl Napoli 1, al mio medico di base e a quello delle mie zie, anche ai carabinieri. In questi giorni non mi ha contattato nessuno, ho chiamato io l'Asl e mi hanno ripetuto che non possono fare nulla. Io fortunatamente sto bene, ma non posso sapere se sono asintomatica. Io resterò in casa per questi quindici giorni, so che non posso muovermi, ma penso anche che qualcuno nella mia condizione, sentendosi bene, potrebbe decidere di uscire di casa e magari contagiare qualcuno".

La Regione Campania ha annunciato ieri che è in via di definizione un Piano Nazionale per i test sierologici, che dovrebbe partire entro questa settimana; si tratta di esami che rivelano la presenza degli anticorpi IgM e IgG, detti anche immunoglobuline, che vengono prodotti i primi nella fase iniziale dell'infezione, gli altri a contagio superato, e che rileverebbero quindi il contagio e il grado. L'attendibilità di questi test per il coronavirus Sars-Cov-2 non è stata ancora accertata.

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