Paolo Villaggio, Napoli e lo ‘zompapereta’ di Io speriamo che me la cavo
"Gli dovevate dire zompapereta!". L'insulto, un neologismo buffo del dialetto napoletano, fu utilizzato in "Io speriamo che me la cavo" trasposizione cinematografica del best seller di Marcello d'Orta coi temi sgrammaticati dei bambini di Arzano (Napoli) interpretato proprio da Paolo Villaggio per la regia di Lina Wertmuller con Isa Danieli.
Cosa significa zompapereta? L'insulto è inevitabilmente destinato a mamme e sorelle. È derivato da ‘pereta' ovvero donna di facili costumi, più l'aggravante scherzosa e con un evidente carico onomatopeico del ‘zompo', ovvero del salto, che marca ancora di più l'offesa. Il povero maestro Sperelli, venuto dal nord a insegnare a Corzano, viene così ‘iniziato' dai suoi sgrammaticati ma sveglissimi per quanto sfortunati piccoli allievi della scuola elementare De Amicis a utilizzare l'insulto. Alla fine, ce la farà.