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Papa Francesco coi detenuti di Poggioreale, il direttore: “Restituiamo dignità al carcere”

Il reparto di isolamento è stato chiuso: per ristrutturazione, certo, ma anche perché c’è una spinta al cambiamento. Maltrattamenti? “Non ho segnalazioni”. Dopo gli scandali, il carcere di Poggioreale prova a migliorare, a cambiare con un nuovo direttore. E si prepara ad accogliere la visita di Papa Francesco.
A cura di Gaia Bozza
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A pranzo con il Papa, domani, tra i detenuti nel carcere di Poggioreale ci saranno anche dieci persone transessuali; i ristretti cucineranno sotto la guida di uno chef che li sta seguendo da un lungo periodo. Il menu previsto è tradizionale e semplice (maccheroni, arrosto con contorno, dolci tipici), perché è così che lo preferisce Papa Bergoglio. Domani è il grande giorno e fervono i preparativi per accogliere il Santo Padre in quello che è prima di tutto un luogo di sofferenza. Che è stato la pietra dello scandalo in Europa: per sovraffollamento, per incuria, per maltrattamenti, per un'inchiesta con accuse pesanti: pestaggi ai detenuti in una cella che i carcerati (e, stando alle testimonianze raccolte, anche le guardie) chiamavano cella zero. Situazioni e avvenimenti che Fanpage.it ha denunciato, che la Commissione Libertà Civili dell'Ue ha scritto in un impietoso report, tanto che dopo pochi giorni dagli scandali sono stati trasferiti tutti i vertici della Casa circondariale partenopea, dal direttore Teresa Abate al dirigente medico passando per i vertici della polizia penitenziaria.

Ma da qualche mese si respira un'aria nuova. A capo della struttura c'è Antonio Fullone,  che ha diretto il carcere di Lecce, del quale è cambiato il volto. E poi è stato trasferito nell'occhio del ciclone. Ai microfoni di Fanpage.it racconta come i problemi siano (ancora) tantissimi. Il sovraffollamento, innanzi tutto, che è diminuito ma ancora presente; l'organizzazione del tempo, perché non è pensabile che un detenuto debba guardare il soffitto tutto il tempo, è contro la Costituzione, non è umano; poi i problemi strutturali del carcere, vecchia prigione di inizio Novecento, costruita secondo un modello detentivo che dovrebbe essere superato. Perché nella vita di un ristretto gli spazi sono fondamentali. Non solo in termini di quantità – i famosi 3 metri quadri alla base della condanna europea per violazione dei diritti umani – ma definisce i contorni della sua vita. La prima piccola rivoluzione è stata quella delle celle aperte e delle ore d'aria, da due a quattro per tutti. E' poco ed è tanto: se si ha presente come si viveva fino a pochi mesi fa a Poggioreale questa è una vittoria di un certo rilievo. Poi alcune chiusure simboliche: come il reparto di isolamento, che attualmente a Poggioreale non c'è. E' stato momentaneamente chiuso, per ristrutturazione ma anche perché bisogna superare il passato. Anche lì, come nella presunta cella zero, sono avvenuti abusi di ogni genere. "Il mio cruccio – confessa il direttore – E' la struttura, in questo momento, e per questo attraverso accordi stiamo cercando di portare avanti una vasta operazione di ristrutturazione degli ambienti".

Sui maltrattamenti e le percosse, il direttore Fullone non entra nel merito: "Sono situazioni sulle quali la magistratura farà chiarezza – risponde – Certo è che nel passato non è stato facile per nessuno vivere questa realtà. Io vorrei che il cambiamento iniziasse dagli spazi, per restituire dignità alle vite che custodiamo qui". Ma da quando è qui, ha ricevuto segnalazioni per maltrattamenti? "Nessuna".

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