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Patenti comprate a Caserta, chiuse 9 autoscuole: indagato ex direttore della Motorizzazione

La Squadra Mobile di Caserta, unitamente alla Digos, ha posto sotto sequestro nove autoscuole, tra la Campania e il Lazio. Si tratta della seconda tranche dell’inchiesta sulle patenti comprate che, nel settembre del 2019, portò all’arresto di 13 persone, mentre altre 49 vennero indagate. Sotto la guida dell’ex direttore della Motorizzazione di Caserta, agli esami i funzionari non eseguivano i controlli necessari, permettendo così ai candidati che avevano pagato per la patente di copiare.
A cura di Valerio Papadia
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Immagine di repertorio
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C'è un secondo filone, una seconda tranche, dell'inchiesta sulle patenti comprate a Caserta che, nel settembre del 2019, portò all'arresto di 13 persone, mentre altre 49 vennero indagate a piede libero. Gli uomini della Squadra Mobile di Caserta, unitamente alla Digos, hanno posto sotto sequestro nove autoscuole compiacenti tra la Campania e il Lazio. Si tratta della autoscuole: Beatrice Ferraro di Marcianise, Arpino di Mondragone, Denny di Montefiascone, Easy Drive di Santa Maria Capua Vetere, Serena e Ferraro Srl di Cassino, Assunta Ippolito di Capodrise, Vifra con sedi a Maddaloni e a San Nicola la Strada.

Le patenti costavano fino a 2.500 euro

Come detto, questa è la seconda tranche dell'inchiesta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, che in settembre portò all'arresto di 13 persone, mentre altre 49 vennero iscritte nel registro degli indagati. Secondo gli inquirenti, esisteva una vera e propria organizzazione, con base a Caserta, che permetteva, dietro pagamento, ai candidati che sostenevano l'esame per la patente di copiare e di superarlo. L'organizzazione era guidata dall'ex direttore della Motorizzazione Civile di Caserta, Gaetano Aurilio, con alcuni funzionari che, durante le sessioni, non vigilavano sui candidati, tanto da consentire ai suggeritori delle scuole guida di indicare le risposte corrette. Le indagini, avviate addirittura nel 2015 dalla Squadra Mobile di Caserta, permisero agli inquirenti di scoprire che, per ottenere la patente, i candidati pagavano cifre che variavano dai 1.300 ai 2.500 euro.

Gli indagati facevano il nome del calciatore Zaza per farsi pubblicità

Da alcune intercettazioni ai danni degli indagati, spuntò anche il nome del calciatore – ex Juventus, ora in forza al Torino – Simone Zaza. Gli indagati utilizzavano il nome importante per farsi pubblicità e per assicurare gli indagati che non c'era nulla da temere, che il sistema era rodato. Naturalmente, il calciatore non è implicato nell'inchiesta e gli inquirenti non hanno mai trovato riscontro alle intercettazioni nelle quali si faceva il nome di Zaza.

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