«Sto impazzendo perché sono 3 anni che sono chiusa in casa, come se stessi agli arresti domiciliari, senza aver commesso nessun reato». Dal 2016 Patrizia Arillo vive prigioniera, nella sua casa nel quartiere Pignasecca, a Napoli. Nel 2006, a causa di un incidente automobilistico ha riportato diverse fratture. Dopo molte trafile ospedaliere, nel 2016 le viene amputata la gamba destra. Costretta su una sedia a rotelle, Patrizia da allora non esce più di casa. Troppe le scale che la separano dalla vita, quella vera, che sostiene di non ricordare quasi più come sia.
Patrizia il giorno dell'incidente, ormai 13 anni fa, correva verso un futuro migliore. Era in auto mentre cercava di raggiungere il luogo dove avrebbe sostenuto un colloquio di lavoro. Dopo l'incidente, racconta, è cominciato l'incubo. Tante operazioni, tutti che le promettevano che sarebbe tornata alla sua vita normale. Invece, ad aprile di 3 anni fa, la decisione di amputarle la gamba. Da allora vive su una sedia a rotelle e solo lo scorso ottobre le è stato riconosciuto, dalla sezione lavoro e previdenza del tribunale di Napoli l'invalidità di accompagnamento. Tuttavia questo non ha risolto i problemi di Patrizia, che ha una figlia di 28 anni, Maria, affetta dalla nascita da gravi problemi e che ha bisogno di continue attenzioni.
Patrizia ci accompagna fin dove può e ci mostra le scale che la separano dal resto del mondo. Spiega che vorrebbe poter affittare una casa senza barriere architettoniche, ma che la sua disponibilità economica è limitata a 500 euro. Inoltre, non vorrebbe cambiare quartiere. «Mia figlia avendo dei problemi, in questo quartiere è cresciuta e quindi la conoscono tutti e io sento che è protetta, perché tutti la conoscono e se le succede qualcosa già sanno di chi è figlia, chi è la mamma». Accanto a lei, mentre ci racconta la sua storia c'è uno scooter elettrico ancora imballato. Mai utilizzato. Il Comune di Napoli le garantisce un'assistenza di 6 ore a settimana per aiutarla in casa e altre 5 ore per aiutarla nella sua igiene personale. Quando deve effettuare dei controlli, è costretta a chiamare un'ambulanza privata a sue spese, che l'accompagna e la riporta a casa. Sono queste le uniche volte in cui esce di casa. Ma la vita non essere solo sopravvivenza. Così Patrizia, si lascia andare ai ricordi e a un desiderio: vedere il mare, andare a Mergellina, sedersi a uno dei tanti chalet e sognare di potersi fare un bagno. «Mi pento perchè prima non andavo a mare perché mi facevo i complessi perché ero grassa. Ora ci penso e mi pento di non aver approfittato».