I nomi di Mario Musella e James Senese sono senza dubbio quelli più roboanti alle orecchie degli appassionati di musica: l'indiano napoletano dalla voce indimenticabile, Musella, il nero a metà a cui Pino Daniele aveva dedicato addirittura che il titolo di un suo album. E poi c'era il sax di quell'afroamericano dallo sfrontato accento napoletano, la voce roca di Miano. Ma c'era anche Franco Del Prete con loro, il batterista, musicista fondamentale ma sempre un passo indietro, il ritmo di una band. C'era lui assieme a quei due nomi roboanti in due dei progetti che hanno segnato profondamente la musica italiana, portando il suono di Napoli in tutto il Paese e anche oltre.
C'era Franco del Prete – scomparso il 13 febbraio -, infatti, in quegli Showmen che possiamo definire seminali, in quella band che univa un grandissimo groove alla voce indimenticabile del nero a metà Musella. C'era sempre Del Prete quando i The Showmen diventarono The Showmen 2, fase embrionale di quel progetto che sarebbe poi sfociato nei Napoli Centrale, colonna portante della Neapolitan Wave. Se si parla di ritmo, insomma, non si può non pensare alla batteria di Del Prete, che ingrossa le fila della scuola percussionistica napoletana che ha dato lustro alla città con nomi come quelli di Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Agostino Marangolo, Rosario Jermano, Tony Cercola, per citarne solo alcuni di quelli storici. E non poteva essere altrimenti, contando quella che era l'anima intrinseca della città, piena di groove.
Un'anima forgiata nel tempo anche da Del Prete, che ha donato i suoi colori alla Storia della città, al Neapolitan power, certo, ma non solo (su Youtube esiste un video di una presentazione degli Showmen 2 presentati da Renzo Arbore, intitolato proprio al batterista). Perché Del Prete non era solo un musicista, ma nel tempo si è affermato anche come uno dei parolieri più importanti della città. È lui l'autore di alcuni testi degli Showmen, come la bellissima cavalcata prog "Amore che fu" o quel capolavoro fusion di "Campagna" dei Napoli Centrale (per cui scrive anche il classico "Ngazzate nire"). Ma oltre a queste, Del Prete si segnala anche per pezzi più "classici": è con la sua "E la musica va", infatti, che Eduardo De Crescenzo canta per l'ultima volta al Festival di Sanremo, nel 1991. Il risultato della gara dice solo 15esimi, ma il brano diventa un classico del canzoniere del cantante di Vicaria. Insomma, Del Prete non si ferma, suona e scrive e scrivendo scrivendo si appunta al petto anche la scrittura di alcuni brani di ""O sanghe", l'ultimo album di inediti di James Senese, che gli permetterà di vincere anche il Premio Tenco. Napoli non può dimenticare Del Prete, non può dimenticare chi ha scolpito parole e tempi che restano nella storia della città.