Una vasta indagine quella della Capitaneria di Porto di Salerno, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, che ha portato all'individuazione di 10 pescatori di corallo, nei confronti dei quali è scattata la misura cautelare dell'obbligo di dimora nei comuni di residenza con le accuse di inquinamento ambientale e, in qualche caso, anche di ricettazione. La complessa attività investigativa della Guardia Costiera ha portato a scoprire che i 10 pescatori, quasi tutti originari del Napoletano, avevano distrutto barriere coralline e fauna marina, al fine di procacciarsi illegalmente il corallo da rivendere, in aree marine protette come quella di Punta Campanella a Sorrento, gli isolotti de Li Galli a Positano, lo Scoglio dell'Isca a Praiano e Conca dei Marini, tra le province di Napoli e Salerno.
Il danno all'ecosistema marino sarà risanato in 50 anni
Le indagini della Guardia Costiera sono cominciate nel 2018, in seguito al sequestro di un ingente quantitativo di corallo a bordo di una imbarcazione nel porto di Salerno. Gli uomini della Capitaneria di Porto hanno così scoperto l'associazione composta dai 10 pescatori che, trincerandosi dietro società costituire formalmente per la ricerca scientifica in campo marino, pescavano e vendevano corallo, a rischio estinzione. Gli inquirenti hanno stimato che l'attività illecita abbia fruttato una cifra poco al di sotto del milione di euro e hanno previsto, grazie alla consulenza degli esperti, che il danno arrecato alle aree marine protette utilizzate come "cave" di corallo, soprattutto al substrato roccioso, potrà essere sanato non prima di 50 anni.