“Pista ciclabile pericolosa”. Tre dirigenti del Comune accusati di truffa e frode
È diventata la pietra dello scandalo la tanto attesa e richiesta pista ciclabile napoletana, ora oggetto di un'indagine della Procura di Napoli che ha portato alla formalizzazione delle accuse di frode e truffa a carico di due dirigenti del Comune di Napoli, colpevoli di aver messo sul progetto il bollo di approvazione del Comune.
Accertata la pericolosità del percorso ciclopedonale la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di tre dirigenti del Comune e del titolare della ditta che ha realizzato la pista. Secondo quanto appurato dall'indagine in corso, la pista sarebbe rischiosa in primo luogo per i ciclisti, poi per i pedoni, che devono dividere lo spazio con i mezzi a due ruote, e infine per gli automobilisti che in alcuni punti "ibridi" rischiano di incrociarsi con pedoni, biciclette e scooter.
Così come è stata realizzata, inoltre, la pista ciclo-pedonale non rispetta il progetto originario e rimane quindi incompiuta oltreché pericolosamente carente. Il progetto iniziale prevedeva un percorso che avrebbe dovuto collegare tutta la linea di costa, da Bagnoli a San Giovanni a Teduccio. Di quel piano, solo dieci chilometri sono stati realizzati.
La sfilza di accuse per i responsabili ai vari livelli del progetto è davvero lunga. Per loro si profilano i reati di omesso collocamento di segnali, attentato alla sicurezza dei trasporti, falsità ideologica, frode in pubbliche forniture e truffa. Le accuse rientrano nel processo che la Procura chiede a carico di Vincenzo Fusco, direttore dei lavori del progetto della pista; di Simona Fontana, funzionario comunale e collaudatore del progetto; di Luigi Ugramin, dirigente del servizio parchi del comune di Napoli; e dell'imprenditore Umberto Ianniello, della ditta Ianniello costruzioni, incaricato di realizzare i lavori lungo tutto il percorso.