Pizza razzista? Il titolare del ristorante ligure si scusa e cambia il nome
Probabilmente quando Yuri Pastore, titolare di una pizzeria Mamita a Loano, nel genovese, ha inventato il nome della pizza "Speriamo nel Vesuvio" non credeva che avrebbe dovuto rendere conto all'Associazione pizzaioli napoletani, ai media, ma soprattuto ai campani, indignati dopo che la foto del menu con l'offensivo nome della portata, ha fatto il giro del web, postata su Facebook da un cliente del locale. «Mia moglie ha i nonni di Amalfi e di Maiori. Non volevo offendere nessuno» si affretta a replicare il ristoratore di Loano, ma ormai la pizza "Speriamo nel Veusvio" è già un caso e in molti gli telefonano per manifestare il loro sdegno per la trovata di cattivo gusto.
«Continuo a ricevere telefonate da tutta Napoli e mi spiace. Non volevo offendere proprio nessuno» dichiara a Il Secolo XIX, ma allora perché intitolare una pizza, simbolo di Napoli, auspicando un evento drammatico per la regione campana, come l'eruzione del vulcano partenopeo? «L’ho fatto per sdrammatizzare: sentivo alla tv studiosi che sostenevano che il vulcano era proprio ad eruttare. Ecco allora che mi sono inventato quel nome. Prima si chiamava Principessa in onore della Regina Margherita. Ma ci sono altri nomi fantasiosi nel nostro menù: pizza Pistorius, Noisconsigliamo, Sonoinmezzoadunastrada». Gli affari intanto minacciano di pagare gli effetti dell'ondata di polemiche: il Movimento Neoborbonico che invita «i tanti napoletani o meridionali presenti in zona ad evitare di frequentare quel locale o di scegliere Loano come destinazione turistica». Per rimediare all'offesa verso il popolo campano, il pizzaiolo genovese ha fatto una piccola modifica al menu: accanto al nome della pizza ha aggiunto, tra parentesi, la frase “che non erutti mai, ovviamente". Un aggiusto che lascia i napoletani offesi con un po' di amaro in bocca, nella speranza che la pizza della discordia, guarnita con stracchino, prosciutto crudo e rucola, sia di gran lunga migliore del suo nome.