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Polemiche sui vaccini, interviene Paolo Siani: “Non se ne può più, proviamo a ragionare”

Paolo Siani, luminare nel mondo della pediatria e fratello del Giancarlo cronista del Mattino ucciso nel 1985 dalla Camorra, apre un lungo dibattito sui vaccini, dopo le polemiche degli ultimi giorni, analizzando anche le “ragioni” di chi protesta. E poi invita: “Non si faccia delle vaccinazioni una inutile e sterile battaglia politica, per racimolare qualche voto in più”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Napoli, Anni Settanta: manifestazione popolare per richiedere i vaccini per tutti.
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Ancora polemiche sui vaccini in tutta Italia. In questi giorni, infatti, si torna a parlare dell'obbligatorietà degli stessi, con l'opinione pubblica divisa tra chi ritiene l'utilità dei vaccini, supportato dalla comunità scientifica, e chi invece grida al "complotto" internazionale, dando la colpa proprio ai vaccini di determinate malattie, e sostenendo la loro "abolizione". Sulla vicenda ha espresso il suo parere anche Paolo Siani, fratello del Giancarlo ex-cronista del Mattino ucciso dalla camorra nel 1985, eletto deputato alle elezioni politiche dello scorso marzo e che è un luminare nel mondo della pediatria.

"Ancora vaccinazioni. Non se ne può più", ha scritto Paolo Siani su Facebook, "Proviamo ad abbassare i toni e a ragionare senza pregiudizi.Proviamo a fare chiarezza, senza polemica e con spirito costruttivo, facendo ragionamenti tecnici e non ideologici. Proviamo a comprendere le ragioni anche di chi è contrario". Siani ha così pubblicato un elenco di dati ma anche di quesiti, che hanno acceso il dibattito in maniera costruttiva, anche se come sempre non è mancato chi ha puntato il dito anche contro di lui, parlando del solito "complotto" di industrie farmaceutiche.

"L’Italia aveva calendari vaccinali diversi per ogni regione e una copertura vaccinale insufficiente per tutte le vaccinazioni, molto insufficiente per il morbillo", ha spiegato ancora Siani, "E perché un vaccino sia efficace è necessario vaccinare almeno il 95% della popolazione. Per questo motivo, circa un anno fa, viene emanata una norma che stabilisce l’obbligatorietà per 10 vaccinazioni, tutte uguali in tutto il paese. Dopo un anno, c’è stato un recupero straordinario delle coperture vaccinali, ma non siamo ancora arrivati al 95%. Quindi il decreto-legge 7 giugno 2017 numero 73 è stata una buona norma".

"Togliere la certificazione della avvenuta vaccinazione per l’iscrizione al nido e alla scuola materna", ha poi sottolineato, "rappresenta un modo per eludere l’obbligo e come dice il presidente dell’Istituto superiore di sanità, è un atto di grande irresponsabilità, privo di razionale etico e scientifico. L'autocertificazione in sanità poi non è consentita. Che necessità c'era", ha chiesto poi Siani, "di sospendere la certificazione dell’avvenuta vaccinazione solo per la frequenza al nido e alla scuola materna? È solo per un anno? Il Ministro propone l’obbligo flessibile nel tempo e nello spazio: in pratica l'obbligo rimane, ma sarà applicato a macchia di leopardo. Varrà solo nelle regioni in cui non è stato raggiunto il livello di copertura vaccinale del 95% , come raccomandato dall' Organizzazione Mondiale della Sanità".

I dubbi sull'applicazione a "macchia di leopardo"

"Ma come si fa? Prendiamo, ad esempio, la virtuosa Emilia Romagna, dove la copertura è del 92.4%, quindi ottima", ha quindi proseguito Siani, "Ma se si va a guardare nello specifico, ci si accorge che a Ravenna la copertura è del 94,4% ma a Rimini, pur aumentata di 10 punti, è ancora dell’84,2%. Nei primi 5 mesi di quest’anno, registriamo, nel nostro Paese, 1716 casi di morbillo. L'OMS ha registrato nel 2017 ben 22.373 casi di morbillo e 35 morti nella regione europea. Con questi numeri non è possibile improvvisare. È necessario un approccio di sistema e non interventi puntiformi".

L'appello al Ministro Grillo

"La Ministra Grillo ha 5 anni di tempo per rivedere il decreto vaccinale, ha 5 anni per mettere a punto l’anagrafe vaccinale, che al momento non è attiva in tutte le asl e non è ancora accessibile a tutti", ha quindi aggiunto Siani, "Il ministro ha 5 anni per investire su: formazione adeguata del personale; informazione dei cittadini; gestione della fase pre e post vaccinale; sorveglianza di tutte le reazioni avverse; vaccinazioni per il personale sanitario; vaccinazioni per le donne in età fertile e in gravidanza (come stabilito dalla nota del Ministero della sanità di pochi giorni fa). Perché, allora, un provvedimento dopo solo 2 mesi? Perché modificare una norma che sta funzionando? Facciamo lavorare gli esperti, quelli senza conflitti di interesse, guardiamo i dati delle coperture vaccinali. Ascoltiamo cosa dicono gli scienziati in tutto il mondo e poi decidiamo. Così faremo un buon servizio alla popolazione. La legge, attualmente in vigore sulla obbligatorietà dei 10 vaccini, già prevede che tra due anni si riveda l’obbligo alla luce delle coperture raggiunte. E allora si potrà arrivare a superare l’obbligo, senza far danni. Siamo d’accordo con Vittorio Demicheli che bisogna arrivare a una consapevolezza dell’utilità dei vaccini e superare i metodi coercitivi che in sanità non servono e aspettiamo con molto interesse una legge quadro sulla prevenzione".

"Non facciamo sui vaccini una inutile e sterile battaglia politica"

"Non si faccia delle vaccinazioni una inutile e sterile battaglia politica, per racimolare qualche voto in più", ha concluso Siani, "in questo modo si crea disorientamento nei cittadini e nella classe medica, costretta a cambiare opinione dopo soltanto un anno. Dal rapporto dell’Agenzia italiana del farmaco, reso noto il 9 luglio, si conferma che i vaccini sono tra i medicinali più controllati e più sicuri. Dai risultati complessivi delle analisi condotte per tipologia di vaccino, nel 2017, non è emersa nessuna problematica che possa destare allarme sulla sicurezza dei vaccini. E lo dico da medico: sarei pronto a votare una buona legge del governo, anche se il partito a cui appartengo (da indipendente) non fosse d’accordo. E lo dico da Pediatra che non ha nessun conflitto di interessi con le case farmaceutiche, avendo consapevolmente aderito al codice di autoregolamentazione nei confronti dell’industria realizzato dall'associazione culturale pediatri. E come dicono i pediatri dell’associazione culturale Pediatri: noi non vogliamo essere né Guelfi né Ghibellini e chiediamo alle forze politiche (a tutte quante le forze politiche) di affidarsi a un ente tecnico che si assuma la responsabilità scientifica delle scelte fatte perché bisogna prendere atto che la materia è troppo complessa per essere iper-semplificata in slogan".

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