Alle 3 del mattino Porta Capuana, il vicino Borgo Sant'Antonio Abate e la parte inferiore di via Cesare Rosaroll sono state svegliate di soprassalto da una serie di fuochi artificiali che sembravano più un bombardamento che uno spettacolo pirotecnico. Prima di ciò, echi di un concerto – sicuramente senza autorizzazione – sono risuonati da via Albanese, dietro Porta Capuana, a due passi da piazza Principe Umberto, zona popolare e ricca di immigrazione e di illegalità ma che con l'incremento dei turisti sta vivendo un fiorente business degli alberghi, perché a due passi da piazza Garibaldi, nonostante non sia proprio tra le aree più sicure della città.
Cosa sia accaduto nella notte tra domenica e lunedì 28 maggio se lo sono chiesti in molti: la zona è quella che fino a tre anni fa era arrivata quasi al coprifuoco, nel periodo cupo della faida del centro storico e della cosiddetta ‘paranza dei bambini' guidata dai giovani del clan Sibillo (poi uno, Emanuele, ucciso mentre l'altro, Lino, finito in carcere). La musica era quella di un concerto neomelodico, ‘autoconvocato' come accade durante quelle serenate pre-matrimoniali che i napoletani ben conoscono e che il resto d'Italia ha imparato a conoscere coi vari programmi tv sui matrimoni kitsch. Altoparlanti a palla, incuranti dell'ora tarda e delle persone che l'indomani si sarebbero dovute alzare per andare al lavoro, motorini rombanti e caos. E poi una raffica lunghissima di fuochi artificiali, non di quelli belli e colorati, ma di quelle batterie, per intenderci, quei fuochi artificiali si usano per ‘far rumore' e festeggiare di tutto, non solo matrimoni imminenti ma anche scarcerazioni o piazze di spaccio. La zona di Porta Capuana è solitamente sotto il monitoraggio attento delle forze dell'ordine per le varie presenze di camorra: quella in particolare è considerata da sempre sotto l'influenza criminale della famiglia Iafulli.