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Presa banda del buco, 9 arresti: 5 rapine in pochi mesi, l’ultima alla gioielleria Trucchi

La Squadra Mobile di Napoli ha accusato 9 persone, accusate di far parte della banda del buco che ha organizzato 5 rapine in pochi mesi; l’ultimo colpo ai danni della gioielleria Trucchi, con un bottino da 800mila euro. Le indagini hanno ricostruito i ruoli dei componenti, tra cui c’era un “professionista del settore” di 77 anni che individuava gli obiettivi.
A cura di Nico Falco
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Organizzavano tutto nei dettagli e si dividevano i ruoli, tra chi doveva scavare i cunicoli e chi aveva il compito dell'irruzione. E, per le consulenze, si avvalevano di uno "specialista": ottant'anni quasi, ma esperto nelle rapine con la tecnica "del buco", che individuava gli obiettivi e faceva da palo sia durante gli scavi sia mentre i complici erano all'interno armi in pugno.

Sono stati arrestati questa mattina, 25 giugno, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa il 24 giugno dal gip del Tribunale di Napoli, nove pregiudicati, accusati di avere messo in piedi la "banda del buco" che da febbraio a giugno 2019 ha organizzato cinque colpi ai danni di uffici postali ed attività commerciali a Napoli. Destinatari dell'ordinanza sono Gennaro Panaccio, 55 anni, Ciro Caso, 39 anni, Antonio Caccavallo, 35 anni, Rosario Lucente, 58 anni, Salvatore Prinno, 36 anni, Ciro D'Ambrosio, 62 anni, Salvatore Troise, 45 anni, Franco Raiola, 37 anni, e Benedetto Ricci, 77 anni, tutti con precedenti penali, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio con la tecnica del buco, rapina aggravata, furto aggravato, porto e detenzione di armi comuni da sparo; erano stati sottoposti a fermo emesso dalla Procura della Repubblica il 22 giugno, pochi giorni fa.

L'indagine dopo il ritrovamento di un tunnel

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica, sono state avviate il 27 febbraio 2019, quando è stato trovato un tunnel sotto l'ufficio postale del Corso Vittorio Emanuele. Ispezionando la galleria erano stati ritrovati degli elementi che poi hanno instradato gli investigatori verso l'identificazione dei componenti della banda. Il gruppo, hanno appurato gli inquirenti, era guidato da Rosario Lucente e Gennaro Panaccio, che individuavano l'obiettivo e assegnavano ruoli e disposizioni agli altri.

A fare irruzione erano Salvatore Prinno e Ciro Caso. Gli altri si occupavano degli scavi o di trovare di volta in volta le basi logistiche che fungevano da appoggio per le rapine; Benedetto Ricci, secondo le indagini, era molto esperto di rapine con la tecnica "del buco" e aiutava gli altri a scegliere l'obiettivo facendo poi da palo quando si passava alla fase operativa.

Le rapine contestate alla banda del buco arrestata

Sono cinque gli episodi contestati alle 9 persone destinatarie dell'ordinanza eseguita oggi. Il primo è quello del 27 febbraio, quando fu scoperto un tunnel sotto l'ufficio postale del Corso Vittorio Emanuele che arrivava a poche decine di centimetri dal locale; nella circostanza vennero scoperti anche i sopralluoghi che erano stati fatti per controllare la presenza di telecamere di sorveglianza e studiare la via di fuga.

Il secondo, il 12 aprile 2019, è il furto in un tabaccaio di piazza Nicola Amore, ai "Quattro Palazzi": erano entrati dal sottosuolo dopo aver effettuato lo scavo e avevano rubato dal retro una cassaforte a muro che conteneva valori bollati ed effetti cambiari in bianco del Poligrafico dello Stato.

Il 15 maggio 2019, il terzo episodio: un altro tunnel era stato individuato in via Bellini, partiva dai sottoservizi e si dirigeva verso l'ufficio postale. Pochi giorni dopo, il 4 giugno, il quarto episodio: i criminali avevano fatto irruzione nell'ufficio postale di via Pontano, avevano minacciato i dipendenti con una pistola per farsi aprire la cassaforte, si erano impossessati di 30mila euro ed erano scappati attraverso un foro nel pavimento.

L'ultimo episodio contestato è quello dell'11 giugno 2019, ai danni della gioielleria Trucchi di via Santa Caterina, a Chiaia. I rapinatori avevano immobilizzato un dipendente, gli avevano puntato contro una pistola e avevano minacciato con l'arma anche i poliziotti intervenuti dopo l'allarme; erano riusciti a scappare con orologi di valore e gioielli contenuti nella cassaforte, per un valore di oltre 800mila euro. Parte della refurtiva era stata recuperata qualche ora dopo, in un appartamento del Lotto O di Ponticelli, dopo un inseguimento sui tetti.

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