Protesta rientrata nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, detenuti trasferiti
È rientrata dopo alcune ore la protesta scoppiata ieri nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove un centinaio di detenuti e detenute dei reparti Tamigi e Senna dell'alta sicurezza si erano rifiutati di rientrare nelle celle al termine dell'ora d'aria, avevano iniziato a battere oggetti contro le pareti e contro le sbarre e avevano incendiato dell'erba nell'area del passeggio. Per il momento sono stati trasferiti circa 20 detenuti, individuati come promotori della protesta, ma altri provvedimenti analoghi potrebbero riguardare nelle prossime ore altri coinvolti.
Motivo della rivolta, la sospensione, decisa dal Dap, della sorveglianza dinamica: un regime carcerario che prevede che le celle rimangano aperte la mattina e a cui solitamente non hanno diritto i detenuti dell'alta sicurezza, in prigione per reati associativi e per camorra, ma che era stato concesso in queste settimane per l'emergenza coronavirus; altro motivo, la sospensione, sempre decretata dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, dei colloqui online coi familiari tramite videochiamate.
Una precedente protesta c'era stata nello stesso carcere due giorni fa, nel reparto femminile, ieri ce n'era stata una seconda e a quella si erano uniti anche i detenuti del reparto maschile. La situazione è ritornata sotto controllo spontaneamente dopo alcune ore. I promotori sono stati trasferiti in altre strutture; si tratta di una ventina di detenuti, tutti del reparto maschile, ma si potrebbe arrivare a una cinquantina di trasferimenti a breve; tra loro ci sono anche pregiudicati ritenuti legati al sodalizio casertano dei Casalesi e al clan della camorra napoletana dei Mazzarella.