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Qual è la vera Scampia? La differenza tra il racconto tv e la realtà

Qual è la vera Scampia? L’immagine data da Gomorra la serie o quella raccontata dai cittadini del quartiere?
A cura di Daniele Sanzone
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Per Platone l’Iperuranio era il mondo eterno in cui vivevano le idee immutabili e perfette. Il modello con cui il Demiurgo ha formato il mondo delle cose. Se il filosofo greco vivesse oggi vedrebbe nella tv l’unico dio capace di creare idee e verità assolute. La narrazione della fiction Gomorra ha contribuito in modo determinante a creare l’idea di Scampia come metafora del mondo criminale, topos del male assoluto. La tv è capace di influenzare milioni di persone e se negli anni Sessanta ha insegnato a leggere e a scrivere agli italiani grazie a programmi come “Non è mai troppo tardi” condotto dal maestro Alberto Manzi, con il boom economico degli anni ’80 e l’arrivo delle tv private abbiamo perso il controllo su il più potente mezzo di comunicazione di massa.

Non a caso il filosofo austriaco Karl Popper auspicava una patente per i produttori televisivi visto il fondamentale ruolo educativo che riveste la tv. E quando lo attaccavano di dare troppa importanza alla televisione lui rispondeva che se non fosse così non si spenderebbero tanti soldi in pubblicità. Basti pensare a come i bambini imitano e ripetono frasi di Gomorra diventate cult, al punto che a carnevale si travestono come Jenny Savastano o si fanno lo stesso taglio di capelli. Addirittura rapper di ogni parte d’Italia, così come i francesi SHC e PNL scelgono Scampia come location dei propri video, citano e dedicano canzoni a Gomorra. Questo perché il rap è il genere musicale per antonomasia che viene dalla strada e per questi artisti girare i propri video a Scampia significa legittimare le proprie rime, dare senso e credibilità al racconto della strada. Forse qualche domanda dovremmo iniziare a porcela. Pur non volendo parlare di rischio emulazione, credo sia comunque indiscutibile il fatto che alcuni tipi di narrazioni spesso sostengono e alimentano un sistema valoriale, che solo a parole si dice di voler combattere. È il caso di fiction come Il capo dei capi, Romanzo criminale e Gomorra.

A sentire chi il quartiere lo vive ogni giorno Scampia è cambiata. Sicuramente le piazze di spaccio così come sono raccontate nella fiction e cioè con file interminabili di auto che aspettano di prendere la dose non ci sono più. Si sono spostate in altre zone di Napoli, come il rione Traiano, Melito e il parco verde di Caivano. La famosa serie tv dà un’immagine del quartiere fermo ad almeno dieci anni fa, raccontando 40 anni di storie di camorre senza mai contestualizzare, sovrapponendo luoghi e personaggi in una arco temporale relativamente breve sovreccitando così la realtà. Ecco perché, per i suoi abitanti, esiste un’enorme distanza tra l’immagine reale di Scampia e quella veicolata dalla fiction. Ma si può davvero affermare che la droga e la camorra a Scampia non ci siano più? Assolutamente no! Semplicemente è cambiata la modalità di spaccio. Oggi ci si sente sulle piazze virtuali dei social, lì si prendono gli appuntamenti e ci s’incontra di volta in volta in un luogo diverso. Le tradizionali piazze di spaccio sono quasi del tutto scomparse e lo spaccio non è per nulla paragonabile al traffico di stupefacenti raccontato dalla fiction. Ma i clan sono in agguato pronti a riprendersi ciò che hanno perso.

È per questo che oggi più che mai non bisogna illudersi dei risultati raggiunti, che sono eccezionali se paragonati a una decina di anni fa, ma sicuramente ancora lontani, se l’obiettivo rimane quello di far diventare Scampia un quartiere “normale”. È cresciuta la coscienza degli abitanti del quartiere, oggi la gente non esita a denunciare la nascita di nuove piazze di spaccio, proprio perché in questi anni ha respirato un’aria nuova. Risultati che fine a qualche anno fa sembrava impossibile anche solo immaginare, ma la normalità in uno dei quartieri più giovani d’Europa e con il più alto tasso di evasione scolastica e di disoccupazione giovanile d’Italia è raggiungibile solo attraverso un lavoro dignitoso. Solo quando lo Stato riuscirà a offrire un’alternativa reale a chi non ha lavoro, a chi vive o ha vissuto di pane criminale potremmo affermare, senza aver paura di essere smentiti, che Scampia non è più Gomorra. Solo allora l’Iperuranio s’incontrerà a metà strada con l’idea degli abitanti di Scampia per diventare realtà, perché si sa la verità è sempre nel mezzo.

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