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Quarto, i voti della camorra dovevano andare a un ex PD: “Noi dovevamo votare a Mario”

Dai documenti dell’inchiesta del pm Woodcock l’ex consigliere del Partito Democratico Mario Ferro emerge come l’uomo chiave del ricatto a Rosa Capuozzo. È lui a tenere i rapporti con Alfonso Cesarano ed è sempre lui a portare i voti a Giovanni De Robbio.
A cura di Antonio Musella
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Ho già stappato lo spumante”. Lunghe e fragorose risate, al telefono. Il Movimento 5 Stelle ha appena vinto le elezioni Comunali a Quarto, in provincia di Napoli, con il 70 per cento.  Dopo il secondo scioglimento per camorra, il comune torna al voto con l'esclusione di 7 liste per vizio di forma. Ma chi è che stappa lo spumante per la vittoria del Cinque Stelle? E' Alfonso Cesarano, coinvolto nell'inchiesta del pm Henry John Woodcock sul voto di scambio politico mafioso e su presunti ricatti al sindaco del M5S, Rosa Capuozzo. Cesarano, l'imprenditore delle pompe funebri che ha fornito carrozza e cavalli ai Casamonica e ritenuto vicino ad ambienti della camorra, è felice del risultato elettorale. Ma c'è un'altra persona che chiama Cesarano con aria festosa, e che ha frequenti contatti con lui: dalle carte emerge che si tratta di Mario Ferro, ex assessore ed ex consigliere comunale del Partito Democratico che poi ha appoggiato Giovanni De Robbio, “mister mille preferenze” del M5S, espulso dal movimento e ora indagato nell'inchiesta per voto di scambio camorristico e presunti ricatti. Per gli investigatori Alfonso Cesarano aveva rivolto inizialmente la sua attenzione sul candidato del Pd Mario Ferro, lista che però era stata esclusa a causa della sentenza del Consiglio di Stato. “Noi ormai… ormai è rotto il giocattolo noi dovevamo… dovevamo votare a Mario no…noi dovevamo fare tutta una cosa con Mario, dovevamo fare tutta una politica su Mario”. A parlare al telefono è Giacomo Cesarano (che non è indagato), figlio dell'imprenditore Alfonso.

Mario Ferro: il “collante” tra Cesarano e De Robbio

Mario Ferro, l'ex candidato dem, è indagato e descritto come il trait d'union tra Alfonso Cesarano, discusso imprenditore descritto vicino ai clan, e Giovanni De Robbio, l'ex consigliere grillino. E' definito, addirittura, un collante e uno strumento di comunicazione tra Cesarano e De Robbio, entrambi indagati. Giovanni De Robbio, militare, è alla prima esperienza in politica ma diventa recordman di preferenze e, secondo gli inquirenti, l'ex assessore e candidato del Pd gli dà una mano. Una mano importante, tanto che gli dice al telefono, in dialetto napoletano: “Ragazzo quando io ti chiamo tu mi devi rispondere altrimenti io me ne vado da Gabriele (riferendosi a Di Criscio, candidato a sindaco della lista contrapposta al Movimento 5 Stelle al ballottaggio del 14 giugno 2015)”. Poi gli dice di aver recuperato un'altra persona dalla quale reperire i voti necessari al ballottaggio. E alla fine De Robbio ringrazia, mentre Ferro dispensa consigli: “Ragazzo questo è il momento – gli dice al telefono Ferro – Se dobbiamo vincere ci dobbiamo muovere adesso”.  Ferro, si legge nelle carte dell'inchiesta, chiama Cesarano e gli dice: “Senti, tu eventualmente che hai modo, fai fare un giro di chiamate ai compagni dell'altra volta…che ci vanno…”. A poco più di 24 ore dal ballottaggio, secondo gli investigatori, Mario Ferro caldeggia Cesarano perché “i compagni dell'altra volta” non cambino “parte”. Poi il risultato arriva. E si festeggia. Festeggia Ferro, ma festeggia anche Cesarano. E il figlio di Alfonso Cesarano (che non è indagato), intercettato al telefono con un amico parla di un assessore che gli “devono dare”, che gli investigatori ritengono sia quello con compiti relativi alla materia cimiteriale. Con quasi mille preferenze, le aspettative potrebbero essere alte. Ma vengono deluse: secondo gli investigatori l'evoluzione politica ha messo in evidenza il carattere forte del primo cittadino che non è scesa ad alcun compromesso e a De Robbio non ha dato la presidenza del Consiglio Comunale o altri incarichi. Al telefono con un'altra persona, Ferro  si lamenta perché il giovane non ha ottenuto alcun incarico, e parlando delle mille preferenze prese alle votazioni, dice: “Ce li dico io uno per uno come… dove stanno… come sono usciti e chi ce li ha fatti uscire…come ce li abbiamo fatti uscire…”. Le frizioni tra il gruppo di Ferro e De Robbio ed il Sindaco Capuozzo e la sua maggioranza, continuano sulla gestione dello stadio comunale.

L'affare stadio, Ferro: "Questa si è montata la capuzzella"

"Questa qua si è montata un poco la capuzzella". "Questa qua" è Rosa Capuozzo e ne parlano al telefono Mario Ferro ed Alfonso Cesarano. Ferro, il 9 luglio 2015, riferisce a Cesarano dell'incontro in cui Giovanni De Robbio, avrebbe chiesto al sindaco Rosa Capuozzo di incontrare un gruppo di imprenditori per discutere dell'affidamento dello stadio comunale "Giarrusso". Il sindaco si oppone, riferisce De Robbio a Ferro, il quale a sua volta aggiorna telefonicamente Alfonso Cesarano, "io non voglio incontrare nessuno fino a quando non faccio la recessione del contratto". Lo stadio "Giarrusso" è affidato alla società Nuova Quarto calcio per la legalità, sostenuta dalle associazioni anti racket ma indebitata fino al collo. Cesarano e Ferro intuiscono che la gestione dello stadio comunale può essere fonte di grandi guadagni e chiedono a De Robbio di fare pressioni sul sindaco per ottenerne l'affidamento in convenzione. Viste le resistenze di Rosa Capuozzo, Ferro elabora un piano per ottenere la gestione del campo e lo spiega al telefono a Cesarano: " facciamo la squadra, prendiamo il titolo (sportivo ndr) e andiamo sopra al Comune ed andiamo dal Sindaco e diciamo …questa è una squadra che sta a Quarto, ci serve il campo, ci serve per allenarci e per giocare, quanto vi dobbiamo dare all'anno? Mille euro al mese? Due mila euro al mese? Ci sta bene. Il giorno successivo andiamo giù al campo, non possiamo giocare, andiamo al Comune e diciamo al Sindaco mo ti facciamo la messa in mora: senti tu ci vai ad aggiustare il campo o ti facciamo la messa in mora perché non possiamo giocare". Lo stadio del Comune di Quarto ha bisogno di importanti lavori di ristrutturazione e il duo Cesarano/ Ferro intende usare proprio questa come arma per costringere il Sindaco ad affidare a loro la gestione. La telefonata intercettata dai Carabinieri tra Cesarano e Ferro continua, con quest'ultimo che precisa: "A questo punto interviene Giovanni (De Robbio)! Che dice hai visto pezza di scema quello che ti avevo detto quello sta succedendo. Adesso che vuoi fare? Lo vuoi risolvere il problema? e la soluzione la tengo io! che poi sarebbe la nostra". Ferro riferisce anche di aver chiesto chiaramente a De Robbio se lui e Francesco Romano, attivista locale del Movimento 5 Stelle non indagato, stessero dalla loro parte: "Ho detto adesso voglio sapere, tu e Francesco stai con noi oppure no? Ha detto: Mario noi stiamo con voi perché questa sta facendo il gruppo dei forestieri e noi ci dobbiamo far capire a Quarto chi è che lo deve gestire il Comune noi o loro?". De Robbio, secondo le parole usate dai magistrati nell'ordinanza, ammetterebbe in questo passaggio che Ferro e Cesarano siano i suoi "registi" occulti, con la chiara intenzione di attuare un boicottaggio nel confronti di Rosa Capuozzo. Due giorni prima, il 7 luglio 2015, Francesco Romano, attivista del Movimento 5 Stelle di Quarto, si reca a casa di Mario Ferro per discutere della vicenda dello stadio. Pochi minuti prima dell'una di notte Ferro chiama Alfonso Cesarano per raccontargli l'esito dell'incontro. Ferro riferisce di aver parlato della disponibilità dei privati ad un investimento per la ristrutturazione dello stadio in cambio di una gestione provvisoria di un anno per poi procedere al bando. Ferro riferisce a Cesarano di aver detto a Romano: "Voi fate un bando, ma lo fate dal sarto (si intende un bando su misura)". "È normale" ribatte Cesarano. "Ha detto si la cosa mi piace (riferendosi a Francesco Romano)" precisa Ferro.  Oltre alla squadra anticamorra Nuova Quarto per la legalità che non è riuscita ad iscriversi al campionato, e alla compagine che vorrebbero mettere in piedi Ferro e Cesarano, a Quarto c'è un'altra squadra: il Quartograd, nata dai collettivi dell'estrema sinistra. La squadra disputa il campionato di Eccellenza e gioca allo stadio comunale "Giarrusso". Una presenza che potrebbe essere da intralcio per i piani di Cesarano e Ferro. Al telefono è sempre Ferro che riferisce a Cesarano dell'incontro con Romano "Gli ho detto al Quartograd vedete voi che convenzione dovete fare", ma Cesarano è netto:"nessuna convenzione", la replica di Ferro: "No io dico il Quartograd deve pagare, se deve pagare decidete voi". Ma Rosa Capuozzo non cede alle pressioni di De Robbio e Romano ed anche la gestione dello stadio è un affare che va in fumo per il sodalizio di Cesarano e Ferro.

Gaia Bozza, Antonio Musella

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