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Quel “decoro” di Napoli che Giletti non conosce

Il conduttore Massimo Giletti ha definito “indecorosa” la città partenopea nel corso della trasmissione Rai l’Arena, andata in onda ieri. Ma i napoletani hanno chiaro e presente il concetto di “decoro”. Da quello delle centinaia di famiglie che vivono sulla soglia della povertà e pagano le tasse a quello dei commercianti che lottano contro il racket e la crisi. Ecco, alcune storie di ordinario “decoro”.
A cura di Angela Marino
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Sporca, puzzolente, corrotta, criminale, sono aggettivi che erano stati già affibbiati a Napoli e non senza che infliggessero pena ai cittadini napoletani, ma "indecorosa" è un epiteto inedito. Non so cosa intenda Massimo Giletti con l'attributo che ha inteso riferire allo stato delle strade del capoluogo campano nella dichiarazioni impietose a cui si è lasciato andare sulla città, dove, a suo dire, si vede "immondizia in tutti i vicoli", ma i napoletani hanno chiaro e presente il concetto di decoro.

Il "decoro" di Napoli, per esempio, sta nella dignità con cui una madre sopravvive alla tragedia della morte di un figlio ucciso in una folle sparatoria poco prima di una partita. Penso ad Antonella Leardi, mamma di Ciro Esposito, il tifoso di Scampia ucciso il 3 maggio 2013 negli scontri prima della finale di coppa Italia, e non mi viene in mente un altro esempio di compostezza nel dolore affrontato in tutte le sue fasi, dall'iper-esposizione mediatica al silenzio in cui inevitabilmente cadono le vittime innocenti dopo la morte. Penso alle famiglie di Davide Bifolco e Genny Cesarano, il primo ucciso, disarmato, in un tragico incidente dai contorni ancora da definire dalla pistola di un carabiniere, il secondo, mentre chiacchierava con gli amici in piazza, dalle pallottole dei guappi di camorra. Anche il loro silenzio, è pieno di decoro.

Il "decoro" di Napoli, sta nell'integrità di tutti quei commercianti che ogni giorno sfidano la crisi e il racket, aprendo la saracinesca del negozio. Quelli che denunciano, scegliendo la legalità alla paura e poi vivono ogni giorno guardandosi le spalle. Il "decoro" di Napoli risiede nell'esempio che danno tutti quei cittadini che puliscono la città solo per vederla più bella e per farla vedere splendente ai turisti che vengono da fuori, come Giacomino Fontanel, il capitano, il giardiniere di Napoli che ripuliva le aiuole per amore della città e che è venuto a mancare di recente. Il decoro, sta anche nella benevolenza di Giacomo Della Guardia, il babbo natale del Vomero che allestisce un parco giochi natalizio a uso dei bambini del quartiere e di quelli che hanno bisogno di un posto per sentire il calore della festa.

Il decoro di Napoli è quello delle centinaia di famiglie che vivono sulla soglia della povertà e pagano le tasse. Non c'è bisogno di scomodare la politica, la camorra – che sia dato costitutivo o pericoloso parassita del sistema  – e nemmeno la buona o cattiva amministrazione della città. Il decoro di Napoli è ovunque, nelle case della cosiddetta società civile.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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