“Questa terra è nostra”, e chiede soldi al proprietario: arrestato figlio del boss Russo
Pretendeva soldi dal legittimo proprietario di un terreno, vantando diritti del tutto arbitrari della propria famiglia sullo stesso. A finire in manette per estorsione è Antonio Russo, figlio del boss Pasquale, ritenuto essere dagli inquirenti il fondatore e capo, assieme al fratello Andrea, del clan Russo stesso, operativo nell'agro nolano. Assieme al figlio del boss sono finite in manette altre due persone, ritenute assieme a lui responsabili a vario titolo e ruolo di estorsione con l'aggravante di avere commesso il fatto in più persone riunite. Lo stesso Antonio Russo era già sottoposto dal 2017 alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale da parte della polizia, a causa di precedenti penali specifici.
Il tutto è iniziato quando un ignaro imprenditore ha acquistato un terreno a San Paolo Belsito, nel territorio nolano, alla fine degli anni Novanta. Terreno che si trovava nelle immediate vicinanze della storica residenza della famiglia camorristica dei Russo. Nel 2018, i tre arrestati hanno iniziato a vessare e minacciare l'uomo, obbligandolo a pagare una tangente estorsiva per il possesso di quel terreno. Da quanto emerso dalle indagini, lo stesso Russo avrebbe affermato testualmente all'uomo: "Come vi siete permesso di acquistare la terra in questa zona, questa è la terra che deve appartenere alla mia famiglia". Minacce effettuate in aperta campagna, prima attraverso i due scagnozzi, e poi da lui stesso: alla fine l'imprenditore aveva dovuto pagare cinquemila euro, consegnati in una busta chiusa in un distributore di benzina del posto. Quest'oggi, l'arresto dei tre da parte degli agenti di polizia, e la fine dell'incubo da parte dell'uomo che aveva acquistato il terreno.