Racket negli ospedali del Vomero: in manette l’avvocato del boss
Era il portavoce del boss dal carcere. Questa l'ipotesi della Procura di Napoli che ha chiesto e ottenuto l'arresto del penalista V. T. ritenuto il "nuncius" del boss Antonio Caiazzo suo assistito e detenuto in carcere in regime 41 bis. Secondo la ricostruzione dei pm il padrino del clan del Vomero avrebbe mostrato la mano simulando una pistola, con indice e pollice in vista. Questo sarebbe solo uno dei codici utilizzati, secondo l'impianto accusatorio, per portare messaggi fuori dal carcere. In particolare l’avvocato si sarebbe assunto l’onere di trasmettere un messaggio ad un esponente del clan Lo Russo nella negoziazione tra la cosca di Miano e i Caiazzo. Il capo di imputazione che pende a carico del penalista è ora quello di concorso esterno in associazione camorristica. L'arresto è l'esito di una lunga indagine condotta dal pm Ivana Fulco e dai vertici della Dda, gli aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli, e basata su intercettazioni ambientali ottenute in dalla sala colloqui del carcere in cui Trupiano incostrava con il suo assistito, il boss Antonio Caiazzo.
La trattativa per il controllo degli ospedali
L'accusa di concorso esterno riguarda la trattativa per il controllo del racket negli ospedali del Vomero risalente al 2011, tra il clan Caiazzo e il clan Lo Russo. Al centro del business erano gli ospedali Monaldi e Secondo Policlinico. Rispetto all'accusa V.T si è detto sempre innocente e disponibile a chiarire la propria posizione con un interrogatorio al cospetto del pm. L'avvocato è finito in manette a quindici anni dall'arresto per per presunte collusioni con il clan Nuvoletta, egemone nell'area di Marano (Napoli). La vicenda si è conclusa con l'assoluzione nel corso dei tre gradi di giudizio.