Raffica di arresti contro il clan Fabbrocino. In manette anche assessore al Comune di Nola
Maxi-operazione contro il clan Fabbrocino. In manette 12 persone tra cui anche Giovanni Fabbrocino, 41 anni, figlio di Mario, boss del clan egemone nell'area dei comuni di Nola, San Giuseppe Vesuviano, San Gennaro Vesuviano, Somma Vesuviana, Palma Campania e Camposano. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di beni, estorsione e illecita concorrenza con minaccia o violenza, con l'aggravante del metodo mafioso. In manette è finito anche l'assessore all'Urbanistica al Comune di Nola, Gianpaolo De Angelis (Nuovo Centrodestra). Gli uffici della sede comunale sono stati a lungo perquisiti dagli agenti della Direzione investigativa antimafia. L'operazione denominata "Breccia" e condotta dal Centro operativo della D.I.A., dalla Squadra Mobile e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, diretti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli è l'esito di un'indagine mirata a certificare l'attuale operatività del clan "Fabbrocino" nonché all'individuazione degli interessi economici degli affiliati, con particolare riferimento alla gestione di attività commerciali e imprenditoriali riconducibili al vertice dell'organizzazione criminale.
Il monopolio sulle forniture del calcestruzzo
Gli arresti odierni riguardano episodi criminosi riferiti agli anni 2007 – 2012. Attraverso alcune le società in particolare della Gifra Srl e della Raf Srl, il Clan applicava il suo metodo estorsivo imponendo la fornitura della ditta ai clienti del mercato locale del calcestruzzo a prezzi sensibilmente maggiorati rispetto a quelli della concorrenza. Sono state proprio le maggiorazioni dei prezzi applicati sul listino ad essere ritenute elementi distintivi della condotta estorsiva, perpetrata con il metodo della violenza e dell'intimidazione. Un modus operandi già messo in opera dal boss Mario Fabbrocino attraverso l'impresa di calcestruzzo "La Fortuna", per la quale fu eseguito un sequestro preventivo nel dicembre 2007, all'esito di un'indagine condotta dalla Dia e coordinata da questa Dda. Grazie a tale attività si accertò che la titolarità delle quote sociali della ditta medesima era fittiziamente intestata a prestanome compiacenti, al fine di eludere l'applicazione di eventuali misure di prevenzione adottate nei confronti del capoclan detenuto. Dopo la ditta La Fortuna, gli inquirenti hanno individuato nella Gifra Srl, l'ultima incarnazione degli interessi del clan. Nel corso dell'operazione, la Dia sta eseguendo il sequestro preventivo di quote sociali, beni strumentali e pertinenze di tre imprese che operano nella produzione del calcestruzzo e nel settore florovivaistico, per un valore stimato in circa cinque milioni di euro.