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Real Housewives Napoli, l’ennesima deformazione trash della città a uso e consumo della tv

Le Real Housewives di Napoli in onda su Realtime hanno la città solo sullo sfondo, come scenografia. Ma nulla c’entrano con il capoluogo campano, né con la vita quotidiana partenopea. Altro che reality: la vita delle sei signore partenopee è l’ennesima deformazione trash a uso e consumo della tv.
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Hanno deformato perfino il Vesuvio, se n'è accorta la scrittrice napoletana Valeria Parrella su Twitter: «Le signore facessero quello che vogliono. Ma modificare la forma del cono vulcanico e la distanza con il Monte Somma così. Ma perché? Dovrebbero essere condannati a iniziare ogni puntata recitando "La Ginestra"».  Le signore in questione sono le protagoniste dell'ennesimo reality show con il capoluogo partenopeo sullo sfondo: "Real housewives di Napoli", edizione nostrana della serie televisiva che negli Stati Uniti va in onda dal 2005. Dal Boss delle cerimonie, epopea del matrimonio trash, alla serie Gomorra con la sua camorra, fino alla Napoli dei buoni sentimenti, quella dell'Amica Geniale: Napoli è garanzia di successo in tv e al cinema.

Stavolta però è utile fare un po' gli offesi: la città è davvero un pretesto forzato per raccontare le sei signore (una di queste è la famosa Noemi Letizia, quella di ‘papi' Berlusconi). Napoli non è certo quella di serie tv sui matrimoni (ma un po' lo è), non è quella di Gomorra (un po' si) né quella di Elena Ferrante (un poco lo è e un po' vorremmo che lo fosse), sicuramente non è quella delle signore presentate col Vesuvio a mo' di cuoppo per la frittura. «Amano la chirurgia, litigano sempre ma, in fondo, si vogliono bene» è il lancio di Real Time. Dunque Napoli è la cartolina saturata e deformata in cui calare la sceneggiatura delle signore (che, si badi bene, hanno tutto il diritto di fare e rappresentarsi come credono).

Le ‘vere casalinghe' (casalinghe con tata, cameriera, maggiordomo e centro benessere?) non sono solo di Napoli: nel corso degli anni il format è approdato un po' ovunque negli Stati Uniti, da Salt Lake City a Beverly Hills, da New York a Miami. E nel resto del mondo: Regno Unito, Australia, Grecia, Canada, Budapest, Bangkok. Per l'Italia è stata scelta Napoli e la cosa interessa e preoccupa: qui la telecamera trova un «nu teatro antico, sempre apierto» come diceva Eduardo de Filippo o semplicemente è più facile penetrare e distorcere il già macinato e distorto?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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