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Resta ai domiciliari il terapista accusato di molestie e foto hot a minori autistiche

Il terapista di Posillipo, accusato di molestie sessuali e foto di carattere pedo-pornografico, resta ai domiciliari: respinta l’istanza dei suoi avvocati per la revoca della misura cautelare. Lo hanno deciso i giudici del Tribunale del Riesame. Nei giorni scorsi ascoltate altre madri di alcune pazienti della struttura.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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[Foto di archivio]
[Foto di archivio]

Resta agli arresti domiciliari il terapista infantile accusato dallo scorso agosto di abusi sessuali nei confronti di due bambine e possesso di foto a sfondo pedo-pornografico di una terza. La vicenda era nata in seguito alla denuncia di una madre che avrebbe interpretato il disagio della figlia autistica al termine delle sedute di terapia.

Nella mattinata di ieri, lunedì 10 settembre, ad un mese dalla vicenda, i giudici del Tribunale del Riesame hanno confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell'uomo, respingendo la richiesta di revoca avanzata dai propri avvocati difensori. Nelle ultime settimane sono state acquisite agli atti dell'inchiesta le testimonianze di altre tre donne, tutte madri di bambine che erano state in terapia con l'uomo. Stando a quanto emerso, le donne avrebbero segnalato alla direzione del centro specialistico alcune "anomalie" riscontrate nell'atteggiamento delle figlie.

Il punto "forte" dell'inchiesta resterebbero però le immagini ricavate da telecamere nascoste piazzate all'interno di una sala usata nella struttura di Posillipo dove il terapista lavora da almeno una decina d'anni ed usata per sedute di riabilitazione per minori, per lo più alle prese con problemi relazionali. La denuncia è partita da una delle madri delle piccole che, al ritorno da una seduta, avrebbe espresso un "giudizio negativo" sul terapista, aggiungendo un dettaglio molto circoscritto che aveva fatto scattare un campanello d'allarme nella mente della madreErano così scattate le indagini di rito, alla cercano di riscontri, piazzando anche le telecamere per registrare immagini e audio nella sala dove sarebbero avvenute le presunte violenze sulle pazienti. Ed è proprio dalle immagini che scatta il blitz che ha portato all'arresto dell'uomo venerdì 3 agosto scorso.

La ricostruzione degli inquirenti

Secondo quanto ricostruito finora, l'uomo avrebbe indotto la sua paziente a mettersi in posa, per poi scattarle foto alle parti intime. Un'ipotesi che però l'uomo ha negato completamente, dichiarandosi totalmente innocente. Lo aveva già ribadito durante l'interrogatorio di garanzia avvenuto lunedì 6 agosto, davanti al gip Isabella Iaselli. L'uomo avrebbe sostenuto che i "contatti" avvenuti con le bambine sarebbero stati esclusivamente terapeutici. Come ad esempio il solletico, utilizzato come parte di una terapia per far "aprire" le pazienti. Con la precisazione che "se ho sfiorato un parte erogena, l’ho fatto senza accorgermene, magari anche a causa dei ripetuti movimenti delle piccole", aveva aggiunto. Sulle presunte foto scattate ad una terza paziente, invece, l'uomo ha spiegato che si trattasse di immagini scattate per "sottoporle ad uno studio più approfondito", per "cristallizzare la sua condotta", visto che la piccola aveva assunto "un atteggiamento provocatorio". Tutto questo non era però bastato: dopo due notti in cella a Poggioreale, l'uomo è finito ai domiciliari, dove si trova tutt'ora, dopo che la richiesta della revoca della misura cautelare è stata respinta dai giudici del Riesame.

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