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Rifiorisce l’aiuola dedicata a Dario Scherillo, vittima di camorra. A spese dei familiari

L’area verde, che sorge a Casavatore dove il giovane venne ucciso nella faida del 2004 per un scambio di persona, era sporca e piena di erbacce, abbandonata a se stessa. Il fratello: “Non c’è stata cura della memoria, abbiamo ripristinato lo spazio da soli per far capire il valore di una testimonianza da proteggere”.
A cura di Claudia Procentese
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Pulita e risistemata in mezza giornata di intenso lavoro. Ieri mattina l’aiuola dedicata a Dario Scherillo, vittima innocente di camorra, è stata rimessa a posto. Ma a ripristinare l’area verde, dove al centro fu piantato nove anni fa un ulivo, è stata la famiglia del 26enne ucciso il 6 dicembre 2004 a Casavatore per uno scambio di persona nel pieno della prima faida di Scampia tra il clan Di Lauro e i ribelli “scissionisti”.

«Quest’aiuola è uno spazio per non dimenticare, dove coltivare la memoria, e invece spesso è rimasta incolta, abbandonata – commenta Pasquale, fratello di Dario -. Se finora i giardinieri comunali hanno tagliato l’erba alta, è stato sempre su mia richiesta e ci si è limitati a questo, soprattutto negli ultimi quattro anni in cui il Comune è stato sciolto prima per sfiducia poi per infiltrazione camorristica e, quindi, è mancato ai cittadini un interlocutore istituzionale che li ascoltasse e sostenesse». Il commissariamento del Comune a nord di Napoli si è concluso con l’elezione del nuovo sindaco a giugno scorso, dopo un’accesa sfida elettorale. «Nessuna polemica con il Comune – continua Pasquale -, pulire a mie spese non è mai stato un problema, ma mi arrabbio per l’inciviltà di chi vi getta carte o lo usa come toilette per i cani. Non esiste rispetto, non c’è stata cura della memoria. Come familiari di Dario volevamo dare una sterzata a questo stato di cose. Sotto l’ulivo c’è una lapide che ricorda mio fratello e vorrei che la gente di Casavatore capisse il valore di questa testimonianza e, per questo, adottasse l’aiuola, la proteggesse». La tutela che viene dalla conoscenza, “affinché l’erba della dimenticanza non continui a crescere e a proliferare” scrive Pasquale in un post su Facebook. E tra i commenti spunta, amareggiato, anche quello di Vincenzo Castaldi, padre di Paolo, ammazzato insieme all’amico Gigi, sotto casa a Pianura nell’agosto del 2000, scambiati per guardaspalle del boss: “Pasquale, lo sai bene, dopo tutte le chiacchiere, le nostre aiuole le curiamo noi familiari da otto anni, accollandoci le spese di manutenzione”.

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Un pezzo di terra per conservare tracce, per raccontare ed insegnare. Un ulivo, una lapide e, ora, un cartello con la scritta “Questo spazio verde dedicato a Dario Scherillo è curato dall’autoscuola del Sole”, quella di famiglia dove lavorava Dario. L’aiuola, adesso con il terreno sistemato e abbellita da composizioni di sassi, fa da spartitraffico davanti alla scuola media Antonio De Curtis, frequentata dallo stesso Dario, ai confini con il rione Berlingieri di Secondigliano e a pochi metri da via Emilio Segrè dove il giovane venne colpito a morte. Un omicidio che è un caso archiviato perché non sono bastati quindici anni di indagini a dare un nome e un volto a mandanti ed esecutori. Un pezzo di terra a metà, fatto di frontiere che spezzano e spazi da ricomporre.

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