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Titti, la mamma di Roberto, ha tenuto a precisarlo più volte: «È una notorietà non voluta, ma va bene». Da quando il figlio Roberto, autistico, è nel chioschetto dei giornali di Soccavo, periferia Nord di Napoli, è ormai diventato una star. Motivo? I genitori di Roberto hanno inteso, con un atto intelligente e civile, far lavorare il figlio nell'edicola di famiglia ricordando la sua difficoltà con un cartello: «Buongiorno, mi chiamo Roberto e sono il vostro giornalaio. Ho l'autismo, vi chiedo di essere pazienti e di darmi un po' di tempo. Impareremo a conoscerci e questo mi aiuterà a servirvi meglio. Grazie mille».
La sfida è vinta? Per ora sì. E la dolcezza delle persone che approcciano all'edicola ricorda molto "Il favoloso mondo di Amèlie" e la reazione dei clienti quando nel negozio di frutta si trovano davanti il tranquillo e serafico Lucièn. La determinazione dei genitori e dei terapisti di Roberto è proprio volta all'inserimento del giovane nella vita normale, andando oltre la sua disabilità con l'aiuto delle persone del quartiere. Lui si destreggia convinto tra riviste e quotidiani. "È una realtà che gli permette di farsi conoscere e ampliare i suoi obiettivi, le relazioni personali, la gestione dei soldi e avere una sua piccola realtà, non ultimo il fatto di avere uno scopo al mattino, quindi un posto di lavoro che per quelli come lui è difficile". Papà Giancarlo e mamma Titti lo osservano a distanza, c'è anche Michela, sua sorella di 25 anni. E poi ci sono lettori che hanno imparato a rapportarsi con lui anche grazie a un altro cartello che sintetizza un dialogo-tipo tra Roberto e chi acquista il giornale.
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