C'è un filo sottile, eppure ben saldo, che parte dalla tremenda vicenda di Bibbiano e della Bassa Modenese e arriva fino in Campania, a Salerno per la precisione. Anche nella città campana, infatti, così come su al Nord, alcuni bambini sarebbero stati plagiati e costretti a confessare abusi sessuali inesistenti e strappati così alle proprie famiglie di origine, o a uno solo dei due genitori. Violenze presunte perché tutti i processi si sono conclusi con il proscioglimento da tutte le accuse a carico degli imputati. A Salerno, tutta la vicenda ruota intorno al Not, il Nucleo anti-abusi dell'Asl, come spiega Rosaria Capacchione, autrice dell'inchiesta per Fanpage.it, che è riuscita a entrare in possesso di alcuni filmati degli interrogatori a cui venivano sottoposti i bambini, e che mostrano, a Salerno come a Bibbiano, lo stesso modus operandi: i piccoli costretti a confessare abusi e maltrattamenti.
La prima parte del video mostra l'interrogatorio di un bambino di poco più di due anni, tolto alla potestà del padre per presunti abusi sessuali, effettuato da una psicoterapeuta, responsabile del Not di Salerno e da una psicologa, alla presenza della madre. Già qui c'è la prima anomalia: secondo il protocollo internazionale in materia di interrogatori sui minori, il genitore non potrebbe assistere o prendere parte in maniera attiva all'interrogatorio. La seconda anomalia riguarda l'età del bambino: ancora il protocollo internazionale stabilisce che questo non possa essere effettuato su soggetti di età inferiore ai 3 anni, dal momento che un bimbo di età inferiore non sarebbe in grado di capire cosi gli si sta domandando. Ed è proprio questo che accade: il piccolo, recalcitrante a parlare, viene indotto, con domande mirate e insistenti, a dire cose che non pensa, delle quali molto probabilmente ignora il significato, confermando così quella che è la denuncia della madre.
La seconda parte del video di Fanpage.it mostra invece l'interrogatorio a una ragazzina di 13 anni, affetta da una tetraparesi spastica, una malattia cerebrale invalidante, sin dalla nascita. La ragazzina, come mostrano le immagini, non è in grado di capire cosa le si sta chiedendo, né di formulare un discorso di senso compiuto. Ciononostante, chi le pone le domande, ancora mirate e insistenti, cerca di farle dire i nomi dei partecipanti a presunte orge che si sarebbero svolte nella sua abitazione, in sua presenza. In entrambi i casi, come detto, gli imputati sono stati prosciolti da ogni accusa.