Salerno, duplice omicidio per manifesti elettorali: il candidato sospende le affissioni
Dopo la verità sul duplice omicidio avvenuto martedì pomeriggio a Fratte, nella periferia di Salerno, Romano Ciccone, candidato di Forza Italia i cui manifesti elettorali hanno indirettamente scatenato il tutto, afferma: "Come candidato intendo sospendere da subito le affissioni in città, e rivolgo l'invito a tutti gli altri candidati a fare altrettanto". L'avvocato Romano Ciccone, detto Lello, è candidato alle prossime elezioni regionali in Campania. Una lite tra Matteo Vaccaro e Antonio Procida su chi dovesse attaccare i manifesti elettorali di Ciccone – totalmente estraneo ai fatti – avrebbe scatenato la furia omicida di Vaccaro, pregiudicato e già leader dell'omonimo gruppo criminale operante nelle frazioni collinari di Salerno. Sarebbe lui, secondo gli inquirenti, il mandante del duplice omicidio di Procida, pregiudicato 42enne e dell'amico Angelo Rinaldi, 38enne e incensurato. A questi ultimi Ciccone aveva dato il compito di occuparsi dell'affissione dei manifesti.
Ciccone: "Affissioni affidate a persone in condizioni di disagio"
Nella nota inviata da Ciccone dopo che gli investigatori hanno chiarito i moventi del duplice omicidio, Ciccone spiega che la sua scelta è dettata dal "rispetto e per stemperare un clima che, anche per le continue provocazioni politiche, rischia di diventare ancor più pesante. Le affissioni per una campagna elettorale come quella per le elezioni regionali – prosegue l'avvocato – sono molteplici e distribuite su molte zone e comuni: ciò significa che le persone che se ne occupano sono molte, e spesso dividono il lavoro coi loro aiutanti e conoscenti. È uno dei tanti compiti che l'organizzazione di una campagna elettorale prevede: come candidato posso avvalermi dell'affissione negli appositi spazi, dopo aver nominato il mandatario elettorale ed aver dato comunicazioni alla Corte d'Appello, senza ulteriori autorizzazioni del Comune. Non nego – aggiunge Ciccone – che tali compiti sono affidati a persone che vivono spesso in condizioni di forte disagio: l'umiltà del lavoro gli permette così di guadagnare, forse poco, ma nella legalità. Non avrei mai immaginato che ciò potesse degenerare in una lite e, addirittura, in un omicidio. Sono costernato per la vicenda. Non posso che unirmi, innanzitutto, al dolore delle famiglie che piangono la perdita dei loro cari".