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Salerno Reggio-Calabria, il crollo del viadotto che travolse un 25enne

Adrian Miholca, operaio impegnato nei lavori di demolizione della campata del viadotto Italia nel tratto dell’autostrada che si snoda nel Cosentino, morì nel 2010 nel crollo improvviso della stessa campata che stava percorrendo con un trattore. Cinque anni dopo la famiglia lo ricorda in una cerimonia.
A cura di Angela Marino
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Pochi giorni prima del cedimento del pilone sul viadotto Himera, dell'autostrada A19, che ha riacceso i riflettori sulle falle strutturali del sistema viario targato Anas, cadeva un altro triste anniversario del crollo di un'infrastruttura, quello in cui rimase ucciso, il 2 marzo del 2010, Adrian Miholca, cittadino rumeno di 25 anni.

Il giovane era al lavoro in un cantiere della A3 Salerno Reggio-Calabria. Si trovava alla guida di un piccolo trattore sul viadotto quando qualcosa si mosse. Pochi istanti e il ponte crollò inghiottendo Adrian e il suo trattore per sempre. Un ponte, quello nel Cosentino, che prometteva di essere non solo funzionale, di più: doveva essere il ponte dei record, il più alto d'Italia. A cedere fu la campata, della quale i tecnici stavano predisponendo la demolizione, e il viadotto rovinò in macerie per 80 metri. Lunedì 13 i familiari di Adrian, residenti in Italia, a Salerno, da anni e i suoi amici lo hanno ricordato in una cerimonia religiosa ortodossa in occasione della Pasqua. Una morte bianca, l'ennesima, quel del giovane rumeno che va ad aggiungersi alle altre 11 che segnarono quel 2010 e che rappresenta una pagina oscura dell'edificazione del tratto autostradale che dura ormai da quasi 50 anni.

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