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San Giorgio a Cremano prima città d’Italia ad intitolare una piazza a Carlo di Borbone

Il consiglio comunale del comune vesuviano ha approvato l’intitolazione di una piazza a Carlo di Borbone, Re di Napoli a fine Settecento. Sarà il primo comune d’Italia: ora la richiesta passa alla prefettura di Napoli e sarà sottoposta anche alla Commissione di Storia Patria. Il sindaco Zinno: “La personalità e le opere di Carlo di Borbone al Sud, meritano un riconoscimento che va oltre i libri di storia”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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San Giorgio a Cremano prima città d'Italia ad intitolare una piazza a Re Carlo di Borbone, uno degli ultimi sovrani del Regno di Napoli prima dell'Unità d'Italia. La delibera rende così omaggio ad uno dei (pochi) sovrani illuminati della storia napoletana e meridionale, nonché uno di quelli che realizzò il maggior numero di opere, ancora oggi presenti, soprattutto nell'area vesuviana.

La proposta dell'amministrazione guidata da Giorgio Zinno, passa ora alla prefettura di Napoli e sarà sottoposta alla Commissione di Storia Patria. Ma tutto lascia intendere che ci sarà il via libera definitivo nelle prossime settimane. "La personalità e le opere di Carlo di Borbone al Sud, meritano un riconoscimento che va oltre i libri di storia. Questa titolazione rappresenta il recupero e il rispetto di un sovrano che si autodefinì napoletano. Con l'attribuzione dell'attuale piazza a re Carlo trasmetteremo anche una parte di storia alle nuove generazioni, lasciando così un'impronta indelebile sulla nostra identità", ha spiegato il sindaco di San Giorgio a Cremano.

Re Carlo, prima re a definirsi "napoletano" e non spagnolo

Carlo di Borbone viene erroneamente chiamato Carlo III, ma in realtà il suo titolo di Re di Napoli e Sicilia era privo di numerazione. Prima della rivoluzione francese, infatti, era "consuetudine" che i sovrani si "scambiassero" i regni, talvolta per ragioni di guerra, di spartizione o di matrimonio. E così Carlo Sebastiano di Borbone e Farnesio (il suo nome completo) era stato prima Duca di Parma e Piacenza con il nome di Carlo I (1731-1735), quindi Re di Napoli e Re di Sicilia come semplice Carlo senza numerazione (1735-1759) ed infine Re di Spagna con il nome di Carlo III (dal 1759 fino alla sua morte).

Da tanto caos (che all'epoca era comunque comune: basti pensare che qualche secolo prima un altro Carlo, appartenente però al casato degli Asburgo, era stato contemporaneamente incoronato con il titolo di Carlo V come Imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo IV Re di Napoli, Carlo II come Duca di Borgogna, Carlo I come Re di Spagna, Re di Sardegna e Re di Sicilia), vennero però anche tante opere pubbliche, nel periodo che vide Carlo di Borbone Re di Napoli. Dall'intera area del Miglio d'Oro, che comprende proprio San Giorgio a Cremano, al Teatro San Carlo (a lui intitolato, ed inaugurato nel giorno del suo onomastico), passando per Palazzo Fuga, la Reggia di Capodimonte e soprattutto quella di Caserta.

Tra tanto sfarzo, vi furono anche interventi a favore del popolo: valorizzò gli scavi di Ercolano e quelli di Pompei e, soprattutto, si oppose all'istituzione del Tribunale dell'Inquisizione. Avvenne nel 1746, quando il cardinale arcivescovo Spinelli provò ad istituirlo. I napoletani, da sempre ostili al tribunale ecclesiastico, fu violenta e richiese l'intervento del Re, che in quell'occasione prese le parti del popolo: entrò nella Basilica del Carmine e, estraendo la spada e toccando con la punta l'altare, giurò che non lo avrebbe mai permesso, sfidando il cardinale a "passare su di lui". Riordinò anche il sistema legislativo napoletano, che fino ad allora era una sorta di "collage" delle legislazioni precedenti (romana, longobarda, normanna, sveva, angioina, aragonese, spagnola, austriaca, feudale ed ecclesiastica), riformò il sistema fiscale (che però non riuscì ad alleggerire il peso sulle classi più umili).

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