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San Marcellino, macelleria islamica bruciata da concorrenti: tre arresti

Fondamentale la denuncia delle due figlie, che hanno denunciato i genitori: “Non approviamo questi metodi, ce ne torniamo in Marocco”. La vittima era stato il loro ex-garzone, “punito” per aver aperto una macelleria poco distante da quella dove aveva lavorato.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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La Guardia di Finanza di Aversa ha arrestato tre persone di nazionalità marocchina per il rogo della macelleria islamica di San Marcellino, andata a fuoco lo scorso febbraio. La svolta nelle indagini è arrivata dopo mesi in cui sono state battute più piste: inizialmente, infatti, si era pensato ad un episodio dovuto ad intolleranza razziale oppure alla longa mano della camorra. Ed invece si trattava di qualcosa di molto più "banale". Arrouf, proprietario della macelleria islamica, si era messo in proprio da poco, dopo essere stato il garzone della storica macelleria di San Marcellino. E aprendo un nuovo esercizio poco distante, "rischiava" di rubarne i clienti. E così è scattata la ritorsione da parte dei suoi ex-datori di lavoro.

In manette sono finiti Khalid Khana, Hanane Abdaim e Lhaj Khana, ovvero padre, madre e figlio, rispettivamente di 51, 45 e 23 anni: proprio quest'ultimo, stando alle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord guidate da Francesco Greco, avrebbe materialmente appiccato il fuoco alla macelleria. Ma è indagato anche un italiano, Luigi Tappino di 20 anni. Fondamentale la denuncia delle due figlie di Khana, che a febbraio dopo aver portato la loro testimonianza alla Finanza, sono tornate in Marocco per paura di ritorsioni. Una di loro avrebbe sentito la madre chiedere esplicitamente al figlio, il giorno dopo all'incendio, se avesse appiccato le fiamme.

"Mamma e papà hanno organizzato probabilmente un incendio ma noi non condividiamo il loro modo di vivere. La notte dell'incendio della macelleria del concorrente di mio padre, abbiamo sentito dei rumori, i nostri genitori dicevano che Arrouf si era comportato come un cane e che dovevano “risolvere il problema”. Noi non condividiamo il loro stile di vita, torniamo a Casablanca, continueremo a studiare in Marocco", avevano detto agli inquirenti a febbraio. La notte dell'incendio, una pattuglia della Finanza si trovò a passare per caso notando le fiamme e riuscendo a domarle. E già dalle immagini della videosorveglianza si era notato l'autore fuggire con una scarpa quasi in fiamme. E dopo mesi di indagini, sono scattate le manette per i tre responsabili.

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